…infortuni
L’inserimento in occasione della giornata del ricordo, il 10 febbraio, di Paride Mori, fascista della Repubblica di Salò, fra le medaglie d’oro conferite dalla Presidenza del Consiglio per “il sacrificio offerto alla patria” è un fatto increscioso, un infortunio stupefacente non solo per la figura dello stesso Mori ma anche perché infanga la memoria delle vittime delle foibe accostandola a quella di un convinto repubblichino. Come già ha messo in luce cinque anni fa lo storico Marco Minardi, Mori “fu ufficiale in un reparto fascista di bersaglieri durante la Rsi e fu ucciso in combattimento contro i partigiani in Val Baccia, nella zona di Gorizia, nel febbraio 1944. Apparteneva al Battaglione «Mussolini», reparto di volontari sotto comando della polizia tedesca (SS) schierato nei territori del Adriatisches Küstenland, di fatto annessi al Reich”. Quando, immediatamente dopo l’8 settembre, si schierò con i nazisti, aveva quarant’anni, non era quindi uno dei “ragazzi di Salò”. La medaglia è un insulto, oltre che alle vittime delle foibe, alla memoria degli oltre settecentomila militari italiani imprigionati dai nazisti per non aver voluto aderire a Salò, e a quella dei 9500 militari italiani assassinati dall’esercito tedesco a Cefalonia. Immagino che la Presidenza del Consiglio porrà rapidamente riparo a questo spiacevole errore.
Anna Foa, storica
(16 marzo 2015)