Israele sceglie il suo futuro
Arriva il giorno tanto atteso: oggi saranno circa sei milioni gli israeliani che si recheranno alle urne per votare il nuovo governo e scegliere se confermare o meno il premier Benjamin Netanyahu. Premier che ha lanciato la sua ultima dichiarazione prima del voto: “Se verrò rieletto, non concederò mai lo Stato ai palestinesi”.
“Chiunque accetti di ritirarsi dai territori – ha proseguito Netanyahu, riportato dai principali quotidiani – offre una base di attacco per gli estremisti islamici contro il nostro paese”. L’operato e le scelte del primo ministro, sottolinea Maurizio Molinari sulla Stampa, hanno generato qualche malcontento specialmente tra il ceto medio ma anche nella una frangia di soldati religiosi secondo i quali il premier ha esitato a lungo prima di prendere decisioni rispetto all’ultima guerra ai tunnel del terrore di Hamas.
Herzog, l’avversario. Sul Fatto Quotidiano un’intervista al leader del partito laburista israeliano Yitzhak Herzog, antagonista di Netanyahu. Conosciuto con il soprannome di Bougie, è figlio del sesto presidente israeliano Chaim Herzog e secondo gli ultimi sondaggi sarebbe il vincitore. In coppia con Tzipi Livni ha fondato il partito Unione Sionista (nel quale confluiscono Hatnua e Avodà). Herzog afferma: “Il mio primo e più importante obbiettivo è rimpiazzare Netanyahu”. Oltre a cercare di contrastare l’emergenza abitativa e il costo delle case, prosegue, “porterò Israele fuori dall’isolamento internazionale”.
Chi Bibi, chi Bougie. Sul Corriere della Sera vengono contrapposte le interviste a due ebrei italiani diventati cittadini israeliani che motivano la loro scelta alle urne. Jonathan Pacifici, ferito nell’attentato alla sinagoga di Roma del 1982 e in Israele dal 1997, sceglie Bibi Netanyahu e motiva: “Questa nazione premia l’esperienza, cerca una figura di garanzia”. Daniele Di Nepi, in Israele da due anni, sceglie il partito laburista di Herzog: “Hanno puntato sui temi economici, le diseguaglianze crescenti”.
Israele, il futuro. Sul Corriere della Sera, Paolo Lepri si lancia in una riflessione sullo Stato ebraico: “Il tempo si misura anche con l’intensità delle ferite ancora aperte. Più bruciano, più la distanza assume un valore relativo. È passato in fondo meno di un secolo da quando dl mondo sembrava diviso in due parti: i luoghi in cui gli ebrei non potevano vivere e quelli in cui non potevano entrare’, come si legge in una sala dello Yad Vashem, il museo dell’Olocausto a Gerusalemme. Ora il luogo dove gli ebrei possono vivere, e potranno vivere condividendolo con i palestinesi, esiste. È Israele, un miracolo di forza, determinazione e coraggio”. A parlare di Israele, futuro e identità ebraica è anche lo scrittore Abraham B. Yehoshua in un lungo intervento pubblicato sulla Stampa.
Milano, Comunità ebraica al voto. Il Corriere Milano dedica ampio spazio alle prossime elezioni comunitarie definendo “teso” il clima della vigilia. Scrive il Corriere: “Ad accendere la polemica tra l’ala progressista, rappresentata dalla lista ‘Lechaim/Ken nuova vita per la Comunità’, e l’ala conservatrice, che s’identifica nella lista ‘Wellcommunity’, è stato l’appello lanciato dal presidente uscente Walker Meghnagi, domenica mattina, dal portale della comunità: ‘Per cortesia: Vota e fai votare la mia lista! Non mi sono candidato ma il mio cuore è con Wellcommunity’”. Appello accompagnato ad un invito per un incontro sulla sicurezza con il procuratore e il questore di Milano e accusato da alcuni di “strumentalizzazione delle istituzioni a fini di propaganda elettorale”. I candidati che si contenderanno i 19 ruoli comunitari sono 25, distribuiti in sei liste.
Israele, l’antisemitismo. Sul Corriere, nello spazio riservato alle lettere, il portavoce dell’ambasciata d’Israele in Italia Amit Zarouk denuncia l’ambiguità di un precedente intervento di Sergio Romano sull’antisemitismo in Europa e scrive: “Il fatto che vi sia un’identificazione dell’ebraismo europeo con lo Stato d’Israele, o che in parte alcuni ebrei possano diventare cittadini israeliani, non può assolutamente costituire alcuna giustificazione dell’antisemitismo proveniente dai leader musulmani in Europa”.
Firenze, sinagoga sorvegliata. Nuove misure di sicurezza per la sinagoga fiorentina con l’arrivo di tre soldati oltre alla consueta sorveglianza, con controlli lungo le strade limitrofe. Una presenza che “crea un po’ di ansia” racconta un abitante a Repubblica Firenze, mentre un altro aggiunge: “Meglio così, ci saranno meno balordi in giro”.
Se l’antisemitismo colpisce Hollywood. Desta attenzione la dichiarazione dell’attore ebreo americano Michael Douglas, che racconta degli insulti antisemiti ricevuti da suo figlio in Europa. Sul Los Angeles Times l’attore definisce l’antisemitismo “un male sopito sempre pronto a risvegliarsi” (Repubblica).
Il Museo a Villa Torlonia. Sull’edizione romana del Corriere della Sera un lettore definisce il progetto del Museo della Shoah di Villa Torlonia “un orripilante, invasivo parallelepipedo di cemento nero a pochi metri da un gioiello di architettura eclettica di inizio ‘900, nel cuore verde di Roma”. “Questo l’incredibile scempio in arrivo per la meravigliosa Villa Torlonia, e che si tratti del sacrosanto museo della Shoah non lo rende meno devastante” aggiunge il lettore, secondo cui il fatto che nessuno sia intervenuto sia dovuto al timore “di apparire nemici del popolo ebreo”.
Rachel Silvera Twitter @rsilveramoked
(17 marzo 2015)