L’Halakhah e la sicurezza
Divampato nella notte di venerdì, in pieno Shabbat, il drammatico incendio che ha colpito una famiglia ortodossa di Brooklyn strappando alla vita sette giovani in età compresa dai 5 ai 16 anni è stato causato da uno strumento frequentamente utilizzato per chi osserva il dovere di non tragredire le proibizioni del sabato: la plata, la piastra sulla quale si riscalda il cibo cucinato precedentemente, un mezzo utile per mangiare un piatto bollente senza dover trasgredire la norma di accendere il fuoco.
I tragici fatti newyorkesi portano così all’attenzione il tema della salvaguardia della vita umana, uno dei fondamenti dell’ebraismo. Anche gli ebrei più attenti alle leggi religiose si pongono l’interrogativo rispetto al fatto che ognuno dei diversi e complessi dettami dell’Halakhah, l’insieme delle normative che si fondano sulle 613 mitzvot (i doveri di un ebreo) e leggi talmudiche, debba essere rivalutato di fronte alla necessità di tutelare la vita umana.
Ma come prevedere che un oggetto del genere possa trasformarsi in uno strumento tanto pericoloso?
Uno studio israeliano ha rivelato ad esempio che l’uso della plata e del bollitore che mantiene l’acqua calda durante lo Shabbat aumentano significativamente il rischio di pericolosi incidenti domestici.
Poche ore dopo l’incendio, gli uomini del dipartimento dei vigli del fuoco sono passati casa per casa per consegnare un manuale sulla sicurezza e il fuoco dedicato agli ebrei osservanti.
“Vogliamo poter permettere ai cittadini ebrei di osservare le norme del sabato, ma di farlo garantendo la loro sicurezza”, ha spiegato il capo dei pompieri Daniel Nigro. Il piano di sicurezza, già pubblicato sul sito del governo dal 2010 stila delle norme da seguire che invitano ad essere molto attenti, sorvegliare la cucina, non lasciare vicino oggetti infiammabili e creare un’area per i bambini; vi è inoltre un capitolo particolare sulle candele lasciate accese durante Shabbat o la festività di Chanukkah.
Il sindaco di New York Bill de Blasio ha raggiunto quel che rimaneva della casa dei Sassooon e ha dichiarato sconvolto: “Si può vedere letteralmente quello che significava questa casa per una famiglia così forte e numerosa. Ora ogni camera è vuota, carbonizzata, distrutta. Questa è una tragedia, di cui pochi esempi mi vengono alla mente: così difficile, così dolorosa”.
La madre Gayle e la figlia Siporah, le uniche che si sono salvate, si sono lanciate dalla finestra come ultimo gesto disperato che restava da fare.
Il padre, che non era a casa perché partecipava ad una conferenza rabbinica, ha appreso dell’accaduto molte ore dopo. Secondo quanto ricostruito dalle autorità, per diverso tempo il fuoco si è espanso in cucina senza che nessuno se ne accorgesse, solo quando ha raggiunto il piano dove la famiglia dormiva, le fiamme hanno diviso Gayle dai suoi figli. Una volta riuscita ad uscire di casa, Gayle, racconta un vicino, ha tentato di urlare con la voce flebile: “Salvate i miei bambini, i miei figli”.
Nonostante i tentativi di una squadra di 15 pompieri per i piccoli non c’è stato nulla da fare; Gayle e Sipporah invece sono adesso ricoverate entrambe in ospedale in gravi condizioni.
Tra i commenti, da segnalare un intervento del rabbino Bernhard Rosenberg: “In momenti come questi – le sue parole – tutta l’umanità si riunisce di fronte a questa tragedia. In quanto ebrei, tutti abbiamo delle differenze ma dubito che ogni ebreo di fronte a questa notizia non sia in lacrime. Proprio questa unità è da preservare. So che alcuni si stanno chiedendo perché sia accaduto, perché D. lo abbia permesso e se forse non sarebbe accaduto se non fossero stati religiosi. Non ci sono risposte, dobbiamo solo conservare la nostra fede e andare avanti. Solo D. ha la risposta”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked