Nugae – Ammennicoli
“Amare l’effimero più dell’eterno, essere superficiali con stile: non significa perdere il senso delle cose essenziali, significa renderle più belle, aderire all’immanenza”.
In un placido Shabbat passato come figlia adottiva di una famiglia che offre a profusione pasticcini e dolcezza in altre mille forme per fortuna meno caloriche, il mensile del Sole 24 Ore IL entra in pompa magna nella vita di una ventenne di questi anni 2010 che si dedica con ardore alla ricerca di quella superficialità con stile che Annalena Benini spiega tanto bene qua sopra.
L’articolo da cui questa citazione è stata estrapolata ad arte per giustificare fiumi di vaneggiamenti fa parte di una meravigliosa sezione del giornale intitolata “L’egemonia del superfluo” (da me letto inizialmente come “superflùo” attirata dai colori più che dal contenuto della scritta, dimostrando di conoscere davvero il significato profondo della superficialità). Sottotitolo: “Quanto ci piace perdere tempo con Twitter e le serie tv, con la lettura di IL e l’arte contemporanea. La leggerezza è lo spirito del tempo e non è detto che ci allontani dalle cose essenziali”. In altre parole: le paillettes non ti impediscono di perseguire la velleità di sembrare un’intellettuale chic, quindi vai ragazza. Ester Viola in un altro articolo scrive: “Verso il trecento lasciammo il Peloponneso finalmente soddisfatti e con le idee chiarissime: le cose inutili vanno da una parte, quelle serie dall’altra (lontane). In realtà per l’Occidente non fu un processo di classificazione molto faticoso, si convenne da subito che ‘inutile’ era una bella parola punitiva e quindi si addiceva proprio perfettamente a una certa gamma di scienze umane per sfaccendati: letteratura, filosofia e altri ammennicoli”. Ovvero, “la cultura senza tornaconto, il nome meno veloce di chiamare le cose inutili. Le conoscenze che altri hanno difeso per noi”. Le conoscenze difese per noi da gente di cui comunque tendenzialmente ci si fida, come Aristotele, Ovidio o Leopardi, e tanti altri che sostenevano di non poterne fare a meno e che anzi, l’inutile è quanto di più utile possa esistere. Certo, poi la riflessione va avanti mostrando anche che ormai il sacrosanto Inutile ha invaso un po’ troppo la nostra esistenza e forse ne ha addirittura preso il controllo, ma in ogni caso si conclude riportando una regola che Calvino aveva pensato per i classici, ma applicabilissima anche alle cose inutili: “Non servono, ma se le sai è meglio”. E la verità è che una che oltre a scrivere di ammennicoli ha dedicato la sua magra carriera universitaria ai classici va in brodo di giuggiole. Ah e ovviamente anche per aver usato la parola “ammennicoli”.
Francesca Matalon
(22 marzo 2015)