Qui Torino – In cammino, nel nome di Artom
“Non c’è futuro senza Memoria”. È lo slogan che a Torino ha accompagnato la tradizionale marcia in memoria di Emanuele Artom, il giovane partigiano catturato 71 anni fa dai militi della Repubblica di Salò e morto alle Carceri Nuove in conseguenza delle torture subite dai nazisti. Promosso dalle Comunità ebraiche di Torino, Casale Monferrato, Vercelli e VCO, dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’amministrazione cittadina e con l’adesione dell’Anpi, l’evento ha visto raccogliersi anche quest’anno molte centinaia di persone e gli studenti di diverse scuole Torinesi. Partito dalla stazione di Porta Nuova, dal binario 17 dove si trova la lapide che ricorda le deportazioni, il corteo era aperto dal grande striscione portato dai ragazzi della scuola ebraica torinese, le cui medie sono intitolate proprio ad Emanuele Artom. Seguivano il gonfalone della città e le tante persone che hanno deciso, nonostante il tempo inclemente di sfilare, per non dimenticare, insieme alla vicepresidente della Comunità ebraica Alda Guastalla, all’ex presidente Beppe Segre e a numerosi esponenti del Consiglio, oltre alla consigliera dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti. Dopo il passaggio davanti alla scuola ebraica il corteo si è raccolto in piazzetta Primo Levi, davanti alla sinagoga, dove il coro composto dagli allievi di quarta e quinta elementare ha accolto i partecipanti cantando “Shalom haverim”, davanti al gonfalone della comunità.
E numerosi sono stati gli interventi dei ragazzi durante tutta la manifestazione, che fra un discorso ufficiale e l’altro hanno mostrato un volto bello e partecipe, con il coro della scuola ebraica, un ensemble di flauti, un violino e un violoncello solisti e un giovane attore della scuola intitolata a Germana Erba che ha letto un brano dai diari di Emanuele Artom. Proprio ai giovani si è rivolto il sindaco di Torino, Piero Fassino, che dai gradini della sinagoga ha ribadito con forza che “La Memoria è essenziale per conoscere e ricordare le tragedie che si trovano ormai alle nostre spalle, ma è soprattutto importante perché tutto quello che è stato non debba succedere più. Ricordiamo qui oggi il sacrificio di Emanuele Artom, ma anche di tutti coloro che con lui si sono sacrificati, e dei sei milioni di ebrei condotti alla morte dal nazismo”. Ha poi ricordato anche quanto sia importante mantenere la capacità di alzare lo sguardo, e di mobilitare la coscienza democratica di ognuno per rispondere compatti ai massacri, alle violenze e ai razzismi in tutto il mondo. E ha concluso ricordando le parole di Bertold Brecht, “Il ventre che ha partorito il mostro è sempre fecondo”: “Abbiamo il dovere di far sì che altri mostri non vengano partoriti”. Alle sue parole ha risposto Dario Disegni, presidente della comunità, dando il benvenuto ai tanti che hanno voluto partecipare, “Rinnovando quello che è ormai diventato un appuntamento ineludibile nel calendario della città. I pensieri e la forza formativa di un giovane ebreo torinese morto in prigione sotto le torture naziste a soli ventinove anni hanno ancora una volta la capacità di coinvolgerci e di interrogarci. Quest’anno forse ancora di più, grazie alla presenza di tanti ragazzi, studenti di varie scuole torinesi, sensibilizzati dalla convinzione civile della Comunità di Sant’Egidio e dall’entusiasmo dei loro insegnanti”. Nel promuovere con la Comunità di Sant’Egidio i laboratori didattici in preparazione della marcia, il focus è stato soprattutto sul ruolo dello studio, della scuola vissuta quale luogo di approfondimento, di dialogo, di formazione attiva, secondo un modello di impegno e di preparazione che Artom ha perseguito per tutta la vita. E, ha concluso Disegni “Continueremo dunque anche nei prossimi anni – insieme alla Città di Torino e alla Comunità di Sant’Egidio – a promuovere questa giornata in ricordo di Emanuele Artom, per imparare da lui ora e sempre che ‘non c’è futuro senza memoria’ e senza consapevolezza storica”.
Daniela Sironi, la presidente della sezione torinese di Sant’Egidio che è stata sin dall’inizio tra i più convinti promotori della marcia, ha voluto ringraziare soprattutto i ragazzi, a cui ha ricordato che “Lo studio è la chiave della libertà, di un pensiero diverso. Emanuele Artom ha studiato sempre, anche quando era in montagna, non bisogna dimenticarlo. E vi incito ad amarla, la scuola, a difenderla e proteggerla sempre, perché la scuola è la casa della libertà”. Ha poi voluto ringraziare pubblicamente Beppe Segre, presidente uscente della Comunità ebraica, per avere voluto vivere sin dal principio “L’avventura di una Memoria condivisa”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(25 marzo 2015)