Ticketless – Vivante a Mestre
Non è la prima volta, e non sarà nemmeno l’ultima, che mi capita di trovare qualche cosa di nuovo sul sito www.storiamestre.it. Il 9 marzo scorso i bravissimi redattori, che non cerca lo scandalo storiografico, ma predilige il ragionamento critico, hanno messo in rete un ricordo di Cesare Vivante (1920-2014) firmato da Benjamin Arbel. Si tratta di una appassionata rilettura del capolavoro, “Memoria dei padri”, un’autobiografia che insieme è anche una rievocazione della presenza veneziana nel Mediterraneo e del ruolo degli ebrei in questo contesto. Vivante era impegnato nella conservazione del patrimonio culturale della comunità di Venezia, nonché nel restauro e documentazione del cimitero del Lido, a proposito del quale collaborò, tra l’altro, a un volume davvero notevole. Per Vivante, qui si può vedere un cronaca. “Yudim de Yavan, ebrei tra Venezia e Corfù” è stato il titolo della trentaquattresima giornata di studio svoltasi a Venezia per celebrare la vivacissima comunità di ebrei corfioti. Un ritorno alla storia di famiglia, ma anche al mito di un’isola felice che conobbe secoli di florido sviluppo con riflessi a Venezia, ma anche i declino, a Trieste, dove emigrò una comunità di corfioti poveri, testimonianza di un sottoproletariato che è parte integrante nella storia di quella comunità. Il tema delle diaspore in Italia non è stato bene studiato, ma come si diceva qualche settimana fa a proposito di Armand Lévy, gli “stranieri”, che saranno le prime vittime della legislazione razziale di Mussolini, hanno vivacizzato e arricchito la cultura ebraica autoctona. Il saggio di “storiAmestre” è stato scritto allo scopo di commemorare Cesare Vivante un anno dopo la scomparsa: “Le famiglie dei nonni di Cesare erano state le ultime dei Vivante a lasciare il Ghetto. Da ragazzo, la nonna gli raccontava la storia dell’Amore delle tre melarance, ispirata dalla fiaba teatrale di Carlo Gozzi, molto popolare nella Venezia ottocentesca”.
Alberto Cavaglion
(25 marzo 2015)