Yemen, presidente in fuga
Scenari di crisi in Yemen dove i ribelli houti, sostenuti dall’Iran, hanno conquistato la città di Aden e messo in fuga il presidente Abd Rabbuh Mansur Hadi che ha lanciato “un appello disperato” all’Onu per ottenere l’autorizzazione di un intervento militare internazionale. “L’accelerazione militare – si legge sulla Stampa – è iniziata all’alba di ieri quando i ribelli houthi, che il mese scorso avevano conquistato la capitale Sanaa bombardando i palazzi del governo, hanno lanciato un’offensiva verso Aden, la grande città portuale del Sud, dove Hadi si era rifugiato assieme ai suoi fedelissimi, tutti sunniti”. È stato proprio a quel punto che il presidente è fuggito via mare a bordo di una piccola imbarcazione. I ribelli hanno però catturato il ministro della Difesa.
Netanyahu riceve l’incarico. Ieri il presidente dello Stato di Israele Reuven Rivlin ha affidato a Benjamin Netanyahu il compito di formare il governo. Ricevendo l’incarico con 67 seggi della Kensset su 120 dalla sua parte, Netanyahu ha ribadito l’importanza dell’alleanza con l’America. Sempre di ieri la notizia che le autorità israeliane avrebbero bloccato la costruzione di 1500 case a ridosso di Gerusalemme Est (Il Messaggero).
La Spagna si scusa. Le Cortes, la Camera dei deputati spagnola, hanno riconosciuto il diritto ai discendenti degli ebrei espulsi nel 1492 di ricevere la cittadinanza spagnola. Su La Stampa una riflessione di Roberto Toscano: “Non esiste certo una colpa collettiva, ma riconoscere l’ingiustizia commessa abbandonando il troppo diffuso e volgare giusticazionismo in chiave storica (“erano altri tempi”) è un gesto nobile su cui sarebbe ingeneroso ironizzare”.
Israele e le donne. Oggi un editoriale del Foglio commenta la commissione dell’Onu sullo status delle donne che nell’ultima sessione ha condannato solo lo Stato d’Israele per il trattamento delle donne palestinesi. “Non la Siria – si legge – dove le forze governative utilizzano gli stupri come tattica di guerra e le milizie islamiche le schiavizzano se sono yazide. Non l’Arabia Saudita, dove le donne sono fisicamente punite se non indossano gli indumenti obbligatori, sono completamente escluse dalla vita politica, non possono guidare, non possono viaggiare senza un parente maschio, ricevono metà dell’eredità dei loro fratelli. Non il Sudan, dove la violenza domestica è legale”.
L’infanzia di Abu Mazen. Su Repubblica Gad Lerner ricostruisce l’infanzia passata a Zfat (Israele) del presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, che oggi compie 80 anni. Prima di andare via come profugo nel 1948, Abu Mazen ha infatti vissuto nella mistica città della Galilea, in una casa attualmente in vendita. Lerner incontra Gabi Hameiri, il cui padre Shlomo era amico di Abu Mazen ai tempi della sua vita a Zfat.
Tutti contro Sara. Sempre in Israele, la “first lady” Sara Netanyahu è di nuovo nell’occhio del ciclone. Libero riporta oggi le parole dell’ex custode di casa Netanyahu, Meni Naftali, che ha accusato la moglie del premier di avergli infierito vessazioni e umiliazioni durante la sua permanenza a lavoro.
Palatucci, una lettera da New York. “II Centro Primo Levi di New York non ha mai definito Palatucci un collaborazionista ma ha piuttosto messo in luce con approfondite ricerche il suo ruolo di impiegato della persecuzione”. Così Natalia Indrimi del Centro Primo Levi di New York in una lettera inviata al Corriere della Sera. “Che sulla soglia della disfatta dell’Asse, Palatucci, come d’altronde i suoi superiori, abbia cercato contatti con gli alleati o abbia espresso simpatia per gli ebrei è un dato biografico da tenere in considerazione – scrive Indrimi – ma che non cambia il suo operato”.
Roma, identità in dialogo. Su Repubblica Roma l’iniziativa interreligiosa che toccherà domenica la capitale coinvolgendo le comunità religiose tra cui quella ebraica e quella musulmana. Undici chilometri dalla Grande Moschea di Forte Antenne al cimitero acattolico della Piramde Cestia, passando anche per la sinagoga. Questo, viene sottolineato, sarà il primo trekking urbano per favorire il dialogo tra fedi.
Giocare per la pace. Due squadre miste di bambini israeliani e palestinesi che giocano insieme a calcio. Questa l’iniziativa voluta dalla Universal Peace Federation di Gerusalemme che ha portato i piccoli giocatori per una settimana a Torino. Una prova – scrive la Stampa – che non unisce solo i bambini davanti ad un obiettivo comune, ma anche i loro genitori.
Moda e sapori. Sul Giorno il viaggio in Israele del presidente della regione Lombardia Roberto Maroni per promuovere Expo 2015. Nel corso della Design week dedicata al cibo al Museo di Holon, Maroni ha ribadito l’importanza della lotta ai finti prodotti made in Italy, mentre l’ambasciata italiana a Tel Aviv ha sottoscritto un accordo che prevede 12 borse di studio che permetterano a degli studenti lombardi di specializzarsi in Israele sul fronte di tecnologia per l’agricoltura e industria agroalimentare.
Moda e modi. Sul Corriere della Sera Orizzonti si tratteggia la figura della stilista Ilana Efrati, definita “La Miuccia di Israele”, che vive tra Tel Aviv e l’Umbria.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(26 marzo 2015)