…fascismo

Uno dei più interessanti documenti di “resistenza civile” al fascismo è costituito da una lettera personale indirizzata nel 1932 dall’allora presidente della comunità israelitica di Padova a suo cognato Emilio Bodrero, giornalista e docente universitario, poi rettore dell’università, e soprattutto esponente di spicco del fascismo patavino.
Questi aveva invitato il presidente a prendere la tessera del PNF, ricevendo una risposta cortese di diniego che contiene espressioni di grande valore etico: “Carissimo Emilio – scriveva il Romanin Jacur – l’unito articolo del ‘Tevere’ (giornale diretto da Interlandi, poi editore de ‘La Difesa della Razza’ Ndr) di cui ti faccio omaggio, mi rende sempre più persuaso di non chiedere la tessera per entrare nel Partito fascista. Le invettive, insulti, denigrazioni contro gli ebrei vi sono sempre state e sempre vi saranno in tutti i paesi e con tutti i partiti, e ciò, finché non assume l’importanza di progrom, ha per noi poca importanza. Dove l’articolo del ‘Tevere’ colpisce nel vero si è quando scrive che: ‘il movimento fascista è immune dalla peste ebraica’. Poiché questo (veste a parte) risponde a verità, non mi sento, sia pure in minima misura, di aumentare il contagio, specialmente all’alba dell’anno XI° della rivoluzione fascista. Sono convinto di rimanere più rispettato dalle persone serie fasciste, senza chiedere la tessera, di quello che lo sarei munendomi di lasciapassare. Non rispondermi, ma pensa che ho ragione”. In epoca di consenso, di appiattimento ideologico, si poteva dire di no, con fermezza, mantenendo la schiena dritta.

Gadi Luzzatto Voghera

(27 marzo 2015)