Nugae – Io scrivo
Nell’eterna lotta tra materialità sfrenata e inclinazione alla ricerca di un seppur minimo impegno intellettuale, un tovagliolo nel cestino del pane di una tavola chic del ristorante di un circolo di lettura rappresenta l’apoteosi. Sul suddetto tovagliolo infatti è stampato in un carattere elegante nero su bianco un elenco di circostanze e motivazioni interiori che riguardano la lettura, con quel perfetto equilibrio tra ironia e filosofeggiamenti che rende il tutto accettabile per chi filosofeggia davvero e soddisfacente per chi si vuole illudere di farlo. Somiglia un po’ a quel decalogo di diritti del lettore redatto da Daniel Pennac, che grazie al cielo ha sdoganato la letteratura spazzatura e l’abbandono di un libro a metà senza venir divorati dal senso di colpa. “Io leggo perché ho preso il vizio. Io leggo perché non ho altro da fare. Io vorrei leggere di più. Io te lo leggo negli occhi. Io leggo per addormentarmi. Io leggo tutto d’un fiato. Io leggo anche i bugiardini dei medicinali. Io leggo e annoto, sottolineo, segno. Io leggo quando c’è una storia. Io guardo le figure. Io salto le pagine. Io leggo per sedurre, io leggo per saperne più degli altri. Io leggo perché almeno imparo qualcosa”. Insomma questa selezione già rende l’idea e si può affermare con relativa certezza che chiunque potrebbe estrapolarne una simile che riguardi se stesso. Il punto cruciale è che la lettura è sì un’attività nobile, ma non bisogna idealizzare nulla. E il principio vale anche per la scrittura chiaramente, quindi anche se questo non è un tovagliolo bello, meglio mettere nero su bianco. Io scrivo perché ho preso il vizio, e scrivo perché non ho altro da fare, e questo è sempre valido ovviamente. Io scrivo perché ho qualcosa da dire, io scrivo perché non ho niente da dire ma scrivere riesce meglio. Io scrivo perché qualcuno vuole leggere. Io scrivo perché tutti dicono che scripta manent. Io scrivo perché esistono i quaderni. E le matite, e le penne con i brillantini e le agende, e ci siamo capiti. Io scrivo veloce, io scrivo pronunciando lentamente le parole a voce alta mentre le scrivo. Io scrivo in bella calligrafia. Io scrivo perché non mi costa niente. Io scrivo lettere, appunti, messaggi, pensieri, articoli di giornale, email, tesi di laurea, poesie. Io scrivo perché mi diverto. Io scrivo perché quando si scrive i pensieri hanno più struttura. Io scrivo perché poi quando rileggo mi accorgo che quello che dicevo non aveva senso e mi vergogno un po’, come quando rivedo le foto del liceo e mi chiedo come mi fosse venuto in mente di mettere quelle magliette con la pancia di fuori. Ma soprattutto io scrivo per dare la possibilità agli altri, per una volta, di non sentirmi costantemente parlare.
Francesca Matalon
(29 marzo 2015)