Qui Trieste – Il senso critico da recuperare

triestePresentato all’Antico Caffè San Marco di Trieste “La via di fuga”, l’ultimo libro di Federico Fubini, alla presenza dell’autore e degli storici Luisa Accati, Anna Maria Vinci e Giacomo Todeschini. Pur essendo un’occasione già sufficiente per trarne interessanti spunti di riflessione, non si è limitata a questo, perché l’opera ha fatto quasi da preambolo ad un discorso più ampio e attuale, che dalla storia di Renzo Fubini (1904-1944), prozio dell’autore, passando per Albert Hirschmann, suo allievo all’Università di Trieste, arriva fino all’analisi dell’attuale crisi economica mondiale. “Storia aperta”, quindi, che trova proprio nelle ricerche di Hirschmann che sostiene, nel 1970, che di fronte ad un sistema in declino l’individuo può reagire in tre diversi modi: exit, voice, loyalty (defezione, protesta, lealtà).
Seguendo questa traccia, sono tre le storie che si dipanano davanti al lettore: quella di Renzo Fubini nella prima metà del ‘900 e due attuali: il voto di scambio che impedisce lo sviluppo dell’Italia meridionale, la profonda crisi della Grecia di oggi.
Gli esempi mostrano diversi modi per agire seguendo la volontà di partecipare attraverso la protesta, l’arrendersi di fronte all’impossibilità di essere ascoltato o di essere lasciato nelle condizioni di poter contribuire al dibattito, che porta all’allontanamento dal proprio paese; azioni che si scontrano con la “lealtà” verso un sistema malato, convinti di poter in qualche modo modificare le cose dall’interno.
Il rapporto tra le generazioni e, in particolare fra docenti e allievi, è fondamentale in questo: spesso i primi, intrappolati da categorie legate al passato, sono incapaci di vedere con gli occhi disincantati dei secondi quello che avviene e, incapaci di dare ascolto alle loro voci, non riescono a contribuire con la propria esperienza alla ricerca di un senso che permetta a tutti di comprendere appieno la situazione e di trovare soluzioni adeguate ai problemi.
Se a questo si aggiunge il rifiuto della realtà, quarta opzione non considerata da Hirschmann, ma proposta da Federico Fubini stesso, si può comprendere meglio ciò che sta avvenendo oggi in Grecia, ma anche in Italia e in fondo anche altrove: il non voler accettare quello che i dati oggettivi ci stanno dicendo porta inevitabilmente a ricercare le cause della crisi in qualcosa d’altro, magari dandone la colpa a gruppi etnici minoritari, ricercando così un capro espiatorio che ci sollevi dalle responsabilità individuali o collettive interne ad un sistema che per anni ha vissuto molto al di sopra delle proprie possibilità senza che nessuno, all’interno o all’esterno, ne faccia notare i pericoli nel lungo termine.
Ecco allora che forse diventa necessario recuperare il senso di ciò che si fa, prendere su di sé le responsabilità che si hanno verso le generazioni future, non lasciarsi intrappolare da sistemi autoreferenziali fini a se stessi e recuperare il proprio individuale senso critico, per poter dare così il proprio contributo partendo dalle situazioni quotidiane.

Paola Pini

(29 marzo 2015)