L’Iran e le trattative sul nucleare
Scade oggi il termine per la definizione dell’accordo sul nucleare iraniano, finalizzato ad evitare che Teheran si doti della bomba nucleare e su cui stanno lavorando da mesi i 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna più la Germania affiancate dall’Unione Europea), riuniti in questi giorni in Svizzera assieme all’Iran per trovare un’intesa. Su tutti i quotidiani nazionali si trovano ricostruzioni e analisi dello stato delle trattative (sul Corriere della Sera una guida all’accordo). Tre i punti principali su cui non c’è intesa (La Stampa): la durata dell’accordo (almeno 10 anni per gli Usa), la rimozione delle sanzioni (l’Iran vorrebbe fosse immediata ma nessuna delle controparti è d’accordo), i futuri controlli sugli impianti iraniani (non ancora definite le modalità di controllo). Per John Kerry, Segretario di Stato Usa, il negoziato ha il 50 per cento di possibilità di andare in porto e forse ci sarà una proroga, scrive Repubblica, che sposterà a giugno i termini per l’accordo. Sullo stesso quotidiano, l’intervista alla scrittrice iraniana Azar Nafisi che chiede un impegno anche per il rispetto dei diritti umani nel paese degli Ayatollah.
Israele, sull’Iran con l’Arabia Saudita. Le preoccupazioni su Teheran del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – che ha dichiarato che il Paese continuerà ad agire “contro ogni minaccia”- vanno prese in considerazione, scrive Franco Venturini sul Corriere della Sera, secondo cui l’inaffidabilità iraniana e le minacce lanciate a Israele costituiscono un pericolo da non sottovalutare. Per Venturini qualsiasi cosa accada, scaduto il termine, la situazione cambierà: l’accordo modificherà l’assetto del Medio Oriente, con l’Iran più forte a livello internazionale, il suo affossamento porterà a una vittoria dell’ala più oltranzista all’interno del regime sciita. A temere la prima opzione, Israele così come il mondo sunnita guidato dall’Arabia Saudita. Posizioni vicine che, scrive il Corriere, unisce i due storici nemici nel vedere ridimensionato il potere iraniano.
Via il busto dell’antisemita Azzariti. Sul Corriere l’appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella a firma di rav Giuseppe Laras e Riccardo Calimani per chiedere la rimozione dalla sede della Corte Costituzionale del busto di Gaetano Azzariti, presidente del Tribunale della Razza durante il fascismo poi presidente della Consulta. I vertici di quest’ultima avevano rifiutato tale provvedimento. “Come italiani riteniamo, tuttavia, necessario e doveroso elevare la nostra ferma protesta, esprimere la nostra indignazione e chiedere che questo sopruso e questa vergogna siano cancellati”, scrivono i due firmatari.
Israele e Obama. Sul Fatto Quotidiano si torna sulla possibilità che il presidente Barack Obama agisca sul piano internazionale per il riconoscimento dello Stato palestinese. Un’opzione a lungo contrastata dalla Casa Bianca, che ora minaccia di cambiare strategia dopo che il primo ministro israeliano Netanyahu aveva escluso che sotto il suo mandato sarebbe nato uno Stato palestinese, affossando a parole le trattative per i due Stati (parole poi ritrattate). “Le conseguenze di un riconoscimento del genere presso le Nazioni Unite farà si che la maggior parte dei paesi nel mondo riconosceranno lo Stato palestinese, trattandolo come Stato a tutti gli effetti – scrive Alon Altaras sul Fatto – In altre parole, non più “Autorità palestinese”, ma uno Stato riconosciuto globalmente proprio come quello israeliano, mentre Israele si ritroverà a occupare i territori di uno stato confinante, che gode di legittimità internazionale, senza una vera ragione politica o bellica”.
Il viaggio della Memoria. Sulle pagine romane del Corriere e Repubblica il racconto del viaggio ad Auschwitz organizzato dalla regione Lazio assieme alla Comunità ebraica di Roma con la partecipazione di oltre 400 studenti. A raccontare l’orrore della Shoah ai giovani, i Testimoni Andra e Tatiana Bucci, Sami Modiano e Piero Terracina. Presenti il governatore Nicola Zingaretti e il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. Sul Messaggero si parla del futuro della realtà ebraica della Capitale, con le elezioni per il nuovo Consiglio previste per il prossimo 14 giugno.
Dialogo a tre voci. “Le genti del Libro. La diversità aiuta il dialogo”, è il titolo de La Stampa per la recensione di Elena Loewenthal del libro-intervista di Alain Elkann a tre figure di spicco delle tre religioni monoteiste: “Elio Toaff, grande rabbino italiano, Carlo Maria Martini, grande cardinale scomparso nel 2012, e Sua Altezza Reale il Principe di Giordania El Hassan bin Talal (fratello del sovrano)”, grazie ai quali “Elkann va alle radici della fede. O meglio, di quelle fedi che si riconducono al monoteismo biblico. Alla «fede» nella sua accezione originaria: stare saldi, fermi nella convinzione anche se mobili nei gesti della vita”.
La marcia di Tunisi. “Se il Daesh riesce a insediarsi in quella regione, tutta l’Europa ne sarà minacciata direttamente. La pace nel Maghreb condiziona anche la pace in Europa. Quello che si è visto domenica nelle strade di Tunisi è il senso della solidarietà europea”, così Tahar Ben Jelloun su Repubblica descrive l’importanza della manifestazione tenutasi domenica scorsa a Tunisi, dopo i sanguinosi fatti del museo del Bardo. Secondo Jelloun quella dimostrazione è il segno di un “Islam che può essere libero” da fondamentalismi.
Daniel Reichel
(31 marzo 2015)