Meis, la comunicazione è “social”

Meis tweet “Via Twitter è tutto più semplice”. Così Sharon Reichel, responsabile della comunicazione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – Meis e curatrice della mostra “Torah Fonte di vita” (visitabile fino al 31 dicembre 2015), sintetizza il significato della #MuseumWeek, la cui seconda edizione si è conclusa domenica. Dal 23 al 29 marzo, le istituzioni culturali e i musei di tutto il mondo sono stati invitati a celebrare la cultura su Twitter con l’obiettivo finale di attirare un numero di visitatori ancora più ampio, in modo ludico e partecipativo. Alla prima edizione hanno partecipato 630 musei da tutta Europa, quest’anno quasi 3 mila da tutto il mondo. Il Meis grande protagonista.
In una sola settimana molte centinaia di nuovi contatti, un numero incalcolabile di interazioni, una rete di comunicazione integrata creata con gli altri musei ferraresi, grazie anche alla collaborazione di Massimo Maisto, assessore alla cultura del Comune di Ferrara e membro del Consiglio d’amministrazione del Meis.
La #MuseumWeek, che è organizzata dal Ministero francese della Cultura e della Comunicazione insieme al team di Twitter, ha dato ai musei partecipanti dei temi da seguire giorno per giorno, che ogni istituzione ha interpretato a modo suo. Come comunicare il Meis all’esterno? “Abbiamo notato che i visitatori hanno ancora una vecchia percezione del museo come luogo dove stare in silenzio e mantenere serietà, e che questa è ancora più accentuata in un museo ebraico, anche come reazione al tema della Shoah”, ha osservato Reichel. Per questo durante la #MuseumWeek la linea adottata dal Meis è stata quella dell’ironia, della leggerezza, del divertimento.
La giornata di maggiore impatto, racconta Reichel, è stata quella di martedì, dedicata all’architettura, durante la quale il profilo del Meis ha descritto il suo processo di costruzione ancora in corso, mostrando com’era nelle sue prime fasi, come sono attualmente le sale già visitabili, e i progetti che illustrano come sarà il museo una volta finito. “Molti altri musei hanno commentato di essersi resi conto di quanto saremo grandi, e vedere i progetti ha suscitato grandissimo interesse”, sottolinea Sharon. Quella più divertente invece la giornata di giovedì, dall’hashtag #inspirations: “Siamo andati in giro per Ferrara, per mostrare che la cultura ebraica è un po’ ovunque e può essere qualsiasi cosa, da una grata che da una certa prospettiva può sembrare un matroneo, o il dipinto di un baldacchino che somiglia a una chuppah”, spiega Reichel. Il tema più difficile da interpretare infine quello di domenica, #pose: “In pochi si mettono in posa in un museo che espone oggetti – rileva Reichel – dunque abbiamo usato l’immaginazione, fotografando delle sagome accanto alle teche”. E poi tra gli hashtag da seguire anche quelli legati alla famiglia, ai souvenir, ai segreti e ai preferiti. Su quest’ultimo però il Meis non ha twittato, comunicando che a Shabbat avrebbe riposato: “È stato molto insolito e simpatico, sentirsi augurare shabbat shalom anche da non ebrei, e siamo anche contenti di aver fatto emergere discorsi nuovi”.
Alla fine l’obiettivo del Meis è stato raggiunto: “Sono arrivati molti nuovi visitatori, affermando di essere venuti dopo aver letto i tweet legati alla #MuseumWeek. Questo prova – conclude Reichel – che la comunicazione attraverso i social funziona ed è molto incoraggiante”.

Francesca Matalon

(30 marzo 2015)