Obama rassicura Israele sull’Iran

rassegnaIntervistato dal giornalista del New York Times Thomas Friedman (oggi su Repubblica la traduzione), il presidente Barack Obama cerca di rassicurare Israele e il suo primo ministro Benjamin Netanyahu sulla bontà dell’accordo quadro stipulato a Losanna con Teheran in merito al nucleare iraniano. “Capisco i timori del popolo ebraico, però solo così potremo garantire la sicurezza dell’area nel modo più efficace”, sostiene Obama in merito all’intesa con l’Iran. “Sono assolutamente impegnato per fare in modo che Israele mantenga la qualità della sua superiorità militare, e possa scoraggiare potenziali attacchi futuri”, afferma Obama, dichiarando di rispettare Netanyahu e avvisando l’Iran che in caso di attacco a Israele gli Stati Uniti scenderanno al suo fianco per difenderlo. Il presidente Usa toglie però dal piatto dell’accordo con Teheran il riconoscimento da parte del regime degli Ayatollah dello Stato di Israele, spiegando che altrimenti nessuna trattativa sul nucleare sarebbe possibile. Su quest’ultima, e sulle diverse interpretazioni tra Usa e Iran sull’accordo preliminare, si sofferma l’analisi de La Stampa. Punti, come la questione delle sanzioni, che avranno un ruolo chiave nel raggiungimento effettivo di un’intesa finale sul programma nucleare iraniano.

Gli ottant’anni di rav Laras. “Rav Giuseppe Laras ha compiuto ieri ottant’anni, è un’autorità tra i rabbini europei, da allora ha dedicato buona parte della sua vita allo studio. La filosofia medievale e rinascimentale, il pensiero di Maimonide, i venticinque anni da rabbino capo di Milano e la cattedra alla Statale, fino a quella summa plurimillenaria del pensiero ebraico, dalla Bibbia a Hannah Arendt, appena completata con il secondo volume di «Ricordati dei giorni del mondo» (EDB)”, così Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera celebra gli ottant’anni di rav Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia. Un affresco della vita del rav, dai tempi del nazifascismo quando la sua famiglia cadde vittima di una delazione e la madre (che assieme alla nonna non tornerà da campi di concentramento) pagò alcuni fascisti per salvare la vita del figlio, all’amicizia con il cardinale Martini.

“Fermiamo il terrorismo. Anche con le armi”. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – intervistato dal Corriere della Sera – sottolinea la necessità di usare la forza per contrastare il terrorismo jihadista (il Kenya, dopo il massacro in una sua università, ha attaccato alcuni campi dei terroristi Al-Shabaab in Somalia, La Stampa). “Bisogna fare di più”, afferma il ministro ovvero “Sul nostro territorio, proteggere simboli e i luoghi della cristianità e tutelare le minoranze religiose, penso agli ebrei Italiani, alle loro comunità, che potrebbero essere visti come bersagli. E poi c’è una verità: per contrastare il terrorismo è inevitabile il risvolto militare. Qualcuno potrà scandalizzarsi, ma questi gruppi vanno affrontati anche sul piano militare”.

Laicità e i manifesti di Parigi. Sì ai manifesti in solidarietà ai cristiani d’Oriente sulla metro di Parigi. Un’iniziativa che era stata cancellata in ossequio alle norme francesi sulla laicità, ora ha ottenuto il via libera dopo l’intervento del primo ministro Manuel Valls, come racconta Cesare Martinetti su La Stampa.

“Il 25 aprile è la ricorrenza che ricorda chi ha contribuito a liberare l’Italia dal nazifascismo. Ora con tutto il rispetto per i nostri amici della Palestina ma loro non c’entrano con lo spirito della ricorrenza”. Cerca di fare chiarezza il presidente dell’Anpi di Roma Ernesto Nassi, intervistato dal Manifesto, in merito alle polemiche legate al corteo che il prossimo 25 aprile sfilerà per le vie della Capitale. L’Aned, l’Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti, ha annunciato che non ci sarà, sia per il clima di intolleranza maturato tra le associazioni che partecipano al corteo sia per la presenza all’interno di quest’ultimo di organizzazioni considerate estranee alla festa della Liberazione. Chi per Nassi, che cerca con qualche ambiguità di gettare acqua sul fuoco, ha diritto ad essere presente è la bandiera della Brigata Ebraica. “Spero che almeno la Brigata Ebraica – afferma Nassi – ci ripensi perché loro hanno partecipato attivamente alla liberazione dell’Italia ed è giusto che siano presenti”. 

Firenze, Festival delle religioni. Dal 15 al 17 maggio torna a Firenze la rassegna dedicata al dibattito tra religioni e culture diverse. Tra i protagonisti il filosofo Zygmunt Bauman, “mentre in sinagoga discuteranno il rabbino capo della Comunità ebraica di Firenze Joseph Levi, l’imam Izzedin Elzir, il vicario generale dell’Arcidiocesi di Firenze Andrea Bellandi e il monaco buddista tibetana Gheshe Tenzin Tenphel” (Repubblica Firenze).

Deserto del Negev: Hi-tech e agricoltura. Maurizio Molinari (La Stampa) racconta come uno dei luoghi più difficili dal punto di vista climatico di Israele, il deserto del Negev, sia diventato nel tempo un centro di eccellenza nella ricerca hi-tech legata all’agricoltura, all’energia e alle innovazioni sul fronte della costruzione edile, tutto in chiave ecosostenibile.

La figlia di Dayan contro Bibi. Il Fatto Quotidiano intervista Yael Dayan, figlia del celebre generale e politico israeliano Moshe Dayan, la quale riserva aspre critiche al primo ministro d’Israele Netanyahu, definito una “guida pericolosa”.

Daniel Reichel

(7 aprile 2015)