Pesach 5775 – Sarajevo, la luce dell’Haggadah
“Sono affascinata dalla Haggadah di Sarajevo, non solo per la sua storia straordinaria, ma anche perché mi ricorda l’esodo che ho vissuto nella mia stessa vita”. È questo che ha spinto Merima Ključo a ideare lo spettacolo ‘The Sarajevo Haggadah: Music of the Book’, che racconta le intricate peripezie della antica Haggadah attraverso musica e immagini animate. Sopravvissuta al conflitto etnico delle guerre combattute nei Balcani negli anni ’90 e scappata dalla Bosnia nel 1993, oggi Ključo vive a Los Angeles, dove si è fatta conoscere come fisarmonicista. In comune con il manoscritto del 14esimo secolo, la musicista bosniaca ha dunque una storia di guerra e successiva rinascita attraverso la sua arte.
“Nei suoi viaggi, la Haggadah ha subito trasformazioni che la rendono ancora più speciale, per la sua ricca storia che riflette il passaggio attraverso diverse culture”, ha osservato Ključo. Il manoscritto della Haggadah di Sarajevo è stato redatto in Spagna intorno alla metà del 1300 e portato a Sarajevo dopo l’espulsione degli ebrei nel 1942. È poi apparso in Italia nel 16esimo secolo prima di ritrovare la sua sede a Sarajevo nel Museo Nazionale di Bosnia ed Erzegovina nel 1894, ed è riuscito a sopravvivere anche all’invasione nazista e al lungo e feroce assedio alla città dei primi anni Novanta. “Anche io ho viaggiato in tutto il mondo, e dopo ogni viaggio rimango segnata, positivamente o negativamente, ma mantengo la mia dignità, mi arricchisco dalle circostanze più diverse e condivido la mia cultura con gli altri attraverso la mia musica”, ha detto Ključo.
Il suo concerto, che ha già girato gli Stati Uniti, è ispirato al libro People of the Book, che romanza la storia dell’odissea della Haggadah, scritto nel 2008 da Geraldine Brooks, giornalista del Wall Street Journal che ha vinto un premio Pulitzer per i suoi reportage dalla Bosnia durante la guerra. La trama è appunto quella del viaggio di sei secoli del manoscritto, raccontata attraverso l’unione multimediale di musica e video. Le musiche mettono insieme le tradizioni degli ebrei sefarditi di Spagna, Italia, Austria, Bosnia ed Erzegovina. “Gli ebrei sefarditi – ha raccontato la musicista – osservando le tradizioni dei loro paesi d’origine, hanno infuso la cultura ebraica nella musica dei paesi che li hanno accolti. Da qui molte somiglianze musicali, come per esempio quelle nei ritmi della musica popolare bosniaca e quella ebraica sefardita. Condividono nelle canzoni le medesime emozioni, i medesimi costumi e i medesimi cibi e imparano gli uni dagli altri”.
Ma nello spettacolo questa tradizione musicale si manifesta oltre che attraverso la fisarmonica e il pianoforte anche nelle immagini della Haggadah di Sarajevo che prendono vita su uno schermo accompagnando i suoni. Il prezioso codice miniato inizia con 34 pagine di illustrazioni a tema biblico, dall’esodo dall’Egitto fino alla morte di Mosè. Macchie di vino compaiono qua e là sui fogli dorati, prova del fatto che il testo è stato usato in numerosi sedarim. L’artista Bart Woodstrup ha creato un sottofondo visivo per la musica che intreccia sottilmente le immagini della Haggadah di Sarajevo con elementi della storia del manoscritto. “Ispirato dalle illustrazioni che accompagnano i testi ma anche dalle macchie e dai segni del tempo che vi si trovano – ha spiegato Ključo – Bart ha letteralmente illuminato e animato tali elementi con diverse tecniche digitali”.
Questo spettacolo, conclude la musicista, “mostra come la lotta per la sopravvivenza di questo pregiato libro ha unito molti popoli appartenenti a diversi ambienti culturali, creando un dialogo metafisico che trascende il tempo e lo spazio”.
Francesca Matalon
(9 aprile 2015)