A Buchenwald. 70 anni dopo

Un’Europa unita, fondata su una memoria condivisa, sulle aspirazioni comuni di democrazia, libertà e tolleranza, rinate dopo la tragedia della Shoah. Per difendere questa Europa bisogna lottare, ha dichiarato oggi il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz in occasione delle celebrazioni a Weimar del 70esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Buchenwald-Dora (liberato l’11 aprile del 1945). “Provo rabbia dopo quanto accaduto a Parigi, dove è stata attaccata la libertà, una barbara aggressione contro tutti noi. Rabbia per aver visto nuovamente gli ebrei essere colpiti perché ebrei; rabbia perché di nuovo in Europa gli ebrei non si sentono sicuri e si chiedono se questo sia il luogo dove vogliono crescere i loro figli; rabbia perché c’è ancora chi nega la Shoah”, le parole di Schulz risuonate nel teatro nazionale di Weimar e pronunciate davanti a decine di sopravvissuti a Buchenwald, ebrei, sinti, deportati politici, provenienti da tutta Europa, dalla Polonia all’Italia, dalla Francia all’Ucraina. “Nella piazza dell’appello di Buchenwald, teatro dell’orrore – ha dichiarato Bertrand Herz, presidente del comitato internazionale di Buchenwald-Dora – abbiamo giurato di portare tutti i responsabili della Shoah nei tribunali per farli giudicare dalla giustizia. Di estirpare l’antisemitismo, il razzismo e tutte le forme di discriminazioni. Oggi, a distanza di xettant’anni da quel giuramento, constatiamo che il mondo non è libero da questi mali. Ma finché avremo la forza continueremo a combattere per cambiarlo – ha proseguito Herz, ebreo francese, deportato a quindici anni dai nazisti nel campo di concentramento – per consegnare alle nuove generazioni un mondo migliore, per poterci dire fieri di ciò che abbiamo fatto”.
Daniel Reichel