santità…
Viviamo in un momento dove i luoghi santi vengono profanati o distrutti dal cosiddetto “stato islamico”. Tragicamente, quando comunità religiose cadono nell’antagonismo proveniente da una concezione universalista della religione, spesso i luoghi santi di altre fedi divengono obiettivo di violenza o vendetta, invece che di rispetto. Vengono violati in varie forme, per disprezzo e per odio: con occupazioni, dissacrazioni, fino alla distruzione.
Nella dimensione ebraica invece, mancando la dimensione universalista (al di fuori del messaggio universale delle leggi Noachidi), non si corre il rischio di prendersela con i luoghi santi altrui (si lasci fuori la questione dei popoli idolatri Cananei, non inerente e non applicabile).
La santità di un luogo, nella prospettiva ebraica, non deriva soltanto dall’evento che è avvenuto in esso, ma dipende sopratutto dalla santità del popolo d’Israele… La Terra Santa è santificata (o profanata) dunque in base comportamento del popolo dal punto di vista spirituale e morale. La “Shechinah” è vicina o lontana in base al comportamento spirituale e morale del popolo ebraico: ogni singolo ebreo è responsabile verso il suo prossimo è la collettività intera, siamo sollecitati a santificare la nostra vita prima di tutto. Non è possibile quindi un’idolatria dei luoghi santi.
Paolo Sciunnach, insegnante
(13 aprile 2015)