Ponte Settimia Spizzichino, parole chiare sul fascismo
Da “nazista” a “nazifascista”. L’aggettivo che fa la differenza, l’aggettivo che inquadra in modo chiaro i tormenti che furono di Settimia Spizzichino, unica donna a fare ritorno tra i deportati del 16 ottobre ’43. Settimia Spizzichino, “vittima del nazifascismo”, come si legge nella nuova targa apposta da Roma Capitale all’imbocco del ponte nel quartiere Ostiense intitolato alla sua memoria nel 2012.
Tanti i cittadini che si sono ritrovati oggi in quel luogo, in occasione della cerimonia di collocazione della nuova targa. “Un momento di giustizia storica”, ha spiegato il sindaco Ignazio Marino in un messaggio letto dall’assessore di Roma Capitale Alessandra Cattoi. In quella parole, è stato sottolineato, si condensano infatti i lutti e le privazioni inferte alla popolazione ebraica dal regime fascista e dai suoi sodali.
Accolti dalla nipote della Spizzichino, la responsabile Politiche della Memoria di Roma Capitale Carla Di Veroli, hanno presenziato all’evento – tra gli altri – il testimone della Shoah Piero Terracina; Marika Venezia, moglie dell’indimenticato Shlomo; la presidente dell’Assemblea capitolina Valeria Baglio, l’assessore comunale Paolo Masini, il vicepresidente della Comunità ebraica Giacomo Moscati, l’assessore Cer Giordana Moscati, il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Leone Paserman e il responsabile del Progetto Memoria Enrico Modigliani.
“Oggi è una data simbolica, ricorrendo infatti un duplice anniversario: il compleanno di Settimia, ma anche la liberazione del campo di Bergen Belsen. Se oggi siamo qua, in questo momento così significativo, lo dobbiamo anche alla sollecitazione di Piero Terracina, che il giorno stesso dell’inaugurazione del ponte si espresse per una correzione della targa”, ha sottolineato Di Veroli.
Una discendente di Settimia, Miriam Spizzichino, ha portato una sua testimonianza.
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(15 aprile 2015)