Time out – Scegliere

funaroMi sono state poste diverse obiezioni in merito all’articolo sulla partecipazione alla manifestazione del 25 aprile. Qualcuno rivendica che il comportamento ufficiale delle comunità ebraiche sulla partecipazione ad un evento di Shabbath possa essere diverso da quello dei singoli.
Lo penso anche io, non credo che si possa, né si debba obbligare qualcuno a rispettare nessun tipo di precetto. La domanda che pongo però è diversa: perché come ebrei dovremmo ritenere più giusto essere ad una sfilata di Shabbath piuttosto che in una sinagoga recitando un Itzcor per i morti? Non capisco e lo dico senza retorica, perché la nostra esigenza di Memoria o di partecipazione civile debba essere misurata o considerata adeguata solo se corrisponde ai canoni della società in cui viviamo.
Non è peccato nei confronti dell’ideologia antifascista rispondere che come ebrei il sabato siamo in sinagoga e non nelle piazze con le bandiere; decidere di scendere in piazza contro il nazifascismo per tutelare il valore della diversità ogni volta che viene minacciata è inutile se non siamo noi per primi a difenderla e a promuovere questa differenza. Esiste una visione ebraica della Memoria e della partecipazione civile ed è preoccupante l’annichilimento dei valori ebraici in un modello che non ci appartiene. Ogni qualvolta rinunciamo alla nostra diversità, per l’esigenza di sentirci tutti un po’ più eguali, non facciamo altro che assimilarci perdendo un pezzo della nostra identità. So che potrà non sembrare grave manifestare di sabato, ma il problema non è questo: è l’idea che si possa scendere a compromessi con il proprio ebraismo a minacciare il nostro futuro. Non mi preoccupa chi, sostenendo di non essere osservante, non si ponga il problema di manifestare (pur sapendo tuttavia quale sarebbe il comportamento corretto da osservare), ma chi rivendica la priorità della manifestazione del 25 aprile rispetto all’esigenza di rispettare Shabbath. Festeggiare la Liberazione è come cittadini molto importante e lo è maggiormente come ebrei, ma se per celebrare una liberazione siamo costretti a perdere la nostra identità forse abbiamo qualcosa da festeggiare per il passato, ma non per il nostro futuro.

Daniel Funaro

(16 aprile 2015)