crescere…
Con la sua caratteristica ironia toscana e la sua forza carismatica il rabbino Elio Toaff z.l ha saputo infondere fiducia e coraggio nelle tante persone che lo hanno conosciuto usando sempre la forza del sorriso. Anche aver lasciato questo mondo, proprio mentre fremevano i preparativi per festeggiare il suo centenario, sembra quasi una ulteriore ‘bischerata livornese’ con cui ci ha destabilizzato facendoci riflettere, ancora una volta, su come dovremmo confrontarci con la precarietà della vita che quasi sempre non è un programma preconfezionato.
Il nostro Morenu se ne è andato di Rosh Chodesh Yiar, come il suo amato Padre rav Alfredo Shabatay deceduto anche lui in un giorno di neomenia (nel Capomese di Kislew).
In questa non casuale coincidenza non può sfuggirci neppure che il mese di Yiar è molto caratterizzato dalla guarigione (Yiar è l’anagramma delle parole “Io Sono l’Eterno che ti guarsice” Shemòt,15; 26), e rav Elio Toaff z.l. si sentiva beneficiato dal fatto che Ha Shem lo avesse risanato, tanto da aver voluto aggiungere il nome Refaèl (il Signore che guarisce) al suo primo nome Eliahu.
I funerali di ieri sera sono stati molto evocativi, non solo perché intrisi di quella tradizione kabalistica che rav Toaff z.l ci ha voluto continuare a trasmettere attraverso le sue ultime volontà indicandoci alcuni rituali insoliti e densi di significato, ma anche perché la sua salma è stata calata nella fossa solo quando il buio della notte era ormai fitto e, nella suggestiva e misteriosa atmosfera del cimitero di Livorno, rifletteva solo la luce dello spicchio di una luna bianca. È attraverso quella luna che, nella sua prima notte dopo il Capomese mostrava il ricominciamento della sua progressiva crescita, ho sentito forte il richiamo di rav Elio Toaff z.l a continuare a crescere e a far crescere, come diceva spesso “senza mai abbassare la guardia…”.
Un saluto, quello con il nostro Maestro z.l, avvenuto nell’arco di un tempo in cui la luna è morta e rinata come a dirci che mai la morte è da considerarsi definitiva.
Roberto Della Rocca, rabbino
(21 aprile 2015)