Rav Toaff, pagine da sfogliare

Tra i desideri espressi dal rav Elio Toaff c’era quello di avere, nell’ora dell’estremo saluto, i suoi allievi attorno a sé. Quegli allievi che aveva formato negli anni del Collegio Rabbinico e che avevano poi intrapreso la professione. Chi a Roma, chi altrove, ma sempre serbando un debito di riconoscenza nei confronti del Maestro. Gli allievi di allora, i rabbini di oggi, sono accorsi in massa a Livorno per testimoniare il loro dolore. E sul numero di Pagine Ebraiche di maggio in distribuzione hanno raccontato il ruolo del rabbino emerito in quelle che sono state le loro scelte e le loro convinzioni. Tanti tasselli, situazioni circoscritte e suggestioni, che ricostruiscono l’impatto di un Maestro capace di incidere non solo nei momenti straordinari, ma anche nella quotidianità.
Nello speciale dossier del numero di maggio in distribuzione anche le testimonianze del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, del presidente della Comunità ebraica di Livorno Vittorio Mosseri e del presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia rav Giuseppe Momigliano. Mentre il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura UCEI e direttore di Pagine Ebraiche Guido Vitale si sofferma su un recente incontro tra la redazione e il rav Toaff. “Sono tanti i momenti di calore e di amicizia che ci ha donato e che credo sia giusto rimangano custoditi fra i ricordi più intimi. Ma quel pomeriggio splendente d’agosto assieme ai colleghi della redazione, quell’atmosfera luminosa – scrive Vitale – va raccontata.
Nelle pagine degli editoriali un contributo di Sergio Della Pergola, che parla di un ebraismo, quello del rav Toaff, “nel quale Sionismo e Religione non possono venire disgiunti, mentre la militanza per i valori della società civile e il dialogo con le altre grandi matrici religiose formano parte integrante della sua coscienza di uomo dalla fede incontaminata e dall’entusiasta capacità di comunicare agli altri il suo mondo interiore”.
Su Italia Ebraica prendono invece forma i ricordi delle molte centinaia di ebrei romani ritrovatisi al Portico d’Ottavia per salutare il feretro prima del trasferimento a Livorno. Giovani e meno giovani, di “piazza” o meno, gli intervistati concordano su un punto: a lasciarci è stato un gigante.

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