Periscopio – Comunque troppi
Riguardo alle celebrazioni del 25 aprile, e, in particolare, ai soliti, penosi episodi di intolleranza razzista, con i consueti gruppetti di esagitati scatenati contro i rappresentanti della Brigata Ebraica, si sono già registrati, anche su queste pagine, molti commenti. C’è da salutare con soddisfazione, certamente, il fatto che quest’anno l’isolamento di questi signori è apparso maggiore rispetto agli altri anni, e che le manifestazioni e i cortei sono stati, in tutta Italia, prevalentemente un successo, con molte e calorose manifestazioni di solidarietà verso coloro che esibivano le bandiere di quegli ebrei che, settant’anni fa, vennero nelle nostre terre a combattere – e, in molti, a sacrificare la vita – per la libertà di tutti.
Va tributato, al proposito, un sincero ringraziamento per le limpide parole pronunciate dal Presidente della Repubblica e dal Presidente del Consiglio, nonché per la sensibilità democratica di tutti quei manifestanti che si sono offerti volontari per scortare e proteggere i rappresentanti della Brigata. Certo, il fatto che, 70 anni dopo la Liberazione, gli ebrei debbano, in questo Paese, ancora essere protetti dall’incombente rischio di aggressioni fisiche, dà il segno tangibile di quanto fragile sia ancora la nostra democrazia antifascista, di quanto fascismo becero, aggressivo e violento rigogli ancora in essa, del tutto indisturbato. Ma sono cose che già sapevamo.
Ci si può consolare, in qualche modo, col mero conteggio numerico, constatando che i manifestanti ‘buoni’ erano molti di più delle chiassose frange di ‘cattivi’. Ma è una consolazione relativa. Anche perché, in questo conteggio, manca, a mio avviso, un elemento importante, ossia il numero di persone – palestinesi, o amici della Palestina – che abbiano criticato la strumentalizzazione delle bandiere palestinesi in chiave razzista.
Mi spiego. Il fatto che proprio nelle manifestazioni del 25 aprile, festa della libertà e della democrazia, ci siano degli infiltrati che vogliano impedire a qualcun altro di partecipare, in ragione semplicemente della propria identità, dovrebbe essere qualcosa di assolutamente inconcepibile, un gigantesco ossimoro. Tanto più se a essere bersaglio degli episodi di intolleranza sono proprio gli ebrei, quegli ebrei di cui le dittature abbattute volevano prima l’emarginazione sociale e poi l’eliminazione fisica. Gli ebrei combattenti per la libertà dovrebbero essere doppiamente onorati, e il fatto che alcuni li insultino proprio il 25 aprile dimostra in modo inequivocabile che questa data, per queste persone, segna un giorno di lutto, non di festa. Niente di male che facciano il loro separato corteo di lutto e di cordoglio, la democrazia è anche questo. Ma che si mischino ai cortei degli altri è una sinistra carnevalata.
Il Presidente Mattarella, in un’intervista pubblicata in occasione del 25 aprile, ha detto, a proposito dell’equiparazione tra fascismo e antifascismo: “la domanda di Norberto Bobbio è rimasta senza risposta: cosa sarebbe accaduto se avessero vinto i nazisti?”. Molti, certamente, pensano che il mondo sarebbe migliore, i treni arriverebbero in orario ecc. Una cosa sola è assolutamente certa, ed è che al mondo non ci sarebbero più ebrei, neanche uno. Ma anche di questo, certamente, molti sarebbero contenti.
Per questo, ripeto, più che la conta di “quanti erano”, è per me importante sapere quanti, da parte palestinese, abbiano manifestato la propria contrarietà di fronte all’equiparazione Palestina = razzismo, intolleranza e antisemitismo. Sappiamo bene quante bandiere nere, ornate di simboli di morte e sopraffazione, circolino nel nostro Paese. Sono cose che ci rattristano, ci preoccupano, contro cui cerchiamo di reagire con le armi del diritto, della civiltà e della democrazia. Ma quelle bandiere non sono la bandiera italiana, e la stragrande maggioranza degli italiani si sentirebbe offeso se il nostro tricolore venisse fatto sventolare con tale spirito.
Ai truci manifestanti, che hanno lanciato insulti e invettive contro chi appariva loro portatore della doppia colpa di festeggiare la libertà ed essere ebreo, non c’è nulla da dire. Sono quello che sono. Molti, pochi? Comunque troppi, ma pazienza. Ma il problema, ripeto, sono gli altri. Cosa ne pensano gli altri amici della Palestina? Sono d’accordo? La Palestina è dunque simbolo di razzismo, nazismo e antisemitismo? E se non lo sono, come mai nessuno, da parte palestinese, proprio nessuno, si indigna nel vedere così imbrattata e vilipesa la propria bandiera?
Il giorno che ciò avverrà, che almeno una voce di condanna, da quella parte, si leverà, si potrà, forse, cominciare a parlare di pace in Medio Oriente. E sarà lo stesso giorno, forse, in cui non ci sarà bisogno di così imponenti servizi d’ordine, alle manifestazioni del 25 aprile, a difesa degli ebrei.
Francesco Lucrezi
(29 aprile 2015)