EXPO 2015 – DAVID KNAFO SI RACCONTA A PAGINE EBRAICHE “Padiglione Israele, uno spazio di condivisione”
Condividere. Questa la parola chiave per Expo 2015 secondo l’architetto David Knafo, a cui è stata affidata – assieme al team Avs – la realizzazione del Padiglione Israele. Condividere il know-how israeliano sul fronte dell’agricoltura per affrontare insieme, con i paesi di tutto il mondo, la sfida posta dal tema della rassegna internazionale che dal Primo maggio al 31 ottobre porterà milioni di persone a Milano: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Hanno un accento fortemente idealista le parole di Knafo, che, parlando con Pagine Ebraiche, insiste spesso sul concetto di futuro. “Di fronte a un mondo sempre più piccolo, in cui la popolazione continua a crescere vertiginosamente mentre le risorse scarseggiano, è inevitabile il cambiamento”.
E il suo concetto di cambiamento, Knafo lo ha rappresentato nel progetto del Padiglione israeliano – guidato dal Commissario israeliano Elazar Cohen – su cui sorge un gigantesco campo verticale coltivato con grano, riso e mais, cereali che contribuiscono a coprire la maggior parte del fabbisogno alimentare della popolazione terrestre. “Non tutti avranno la possibilità o il tempo di entrare nel nostro Padiglione – spiega Knafo – e così la nostra idea era di mostrare sin dalla struttura esterna il messaggio che Israele vuole mandare ai paesi presenti ad Expo: siamo qui, a disposizione per condividere la nostra conoscenza e aiutarvi a produrre il vostro cibo”. I 70 metri su cui sorge il campo verticale sono infatti il biglietto da visita della capacità israeliane di unire innovazione, high-tech e agricoltura: si tratta di una fitta trama di quadranti, in cui sono inserite delle porzioni di terra coltivata con i tre cereali, che vengono irrigati da un sistema a goccia (studiata dall’azienda Netafim) che evita che l’acqua si concentri verso il basso e la cui fertilizzazione è controllata attraverso computer. Il tutto secondo principi di ecosostenibilità. “Abbiamo passato due anni a studiare come realizzarlo, facendo prove, valutando l’impatto delle condizioni climatiche, studiando come realizzare un campo realmente vivo”. Ed è il connubio tra vita e architettura il leitmotiv al centro del discorso di Knafo, che nel padiglione israeliano vede un esempio di ciò che saranno (o dovranno essere) le città del futuro, luoghi in cui case, condomìni, edifici produrranno anche il cibo per i residenti.
“Se vogliamo metterla in termini semplicistici, potremmo parlare di edifici commestibili. Esistono già orti urbani e orti verticali ma ciò di cui parlo io è una vera rivoluzione nel linguaggio dell’architettura che modifica completamente la dimensione di città come la concepiamo ora: una città che si autosostenta, riducendo quindi l’impatto ecologico sul mondo circostante”. L’uomo deve ridisegnare il suo ambiente “perché dopo aver conquistato la natura, ora la sta uccidendo. E per la sua stessa sopravvivenza, deve investire sul suo futuro, su se stesso. Di questo parla l’Expo di Milano, un’occasione per tutti di entrare in contatto e, come dicevo, condividere”. “Ma questa è filosofia, una visione in cui credo. Ma torniamo al Padiglione”, si interrompe Knafo, riprendendo la descrizione della struttura, che si sviluppa su 2400 metri quadrati e che il Comune di Milano vuole mantenere anche dopo Expo. “Si sta pensando di farne un centro dedicato all’educazione dei giovani sui temi dell’agricoltura e delle produzioni ecosostenibili. Una scelta che ci riempie di orgoglio”.
Intanto saranno i visitatori a conoscere quegli spazi: intrattenuti inizialmente dalla presentazione di Moran Atias, scelta come madrina del Padiglione, per poi immergersi nel racconto lungo tre generazioni, che spiega come Israele sia riuscito ad affrontare le avversità – dal clima alla scarsità di risorse – e a costruirsi un futuro. Poi si troveranno di fronte le foreste del Keren Kayemeth e le sculture 2.0 di artisti israeliani, per poi chiudere il viaggio con la cucina: un ristorante, infatti, porterà ai visitatori i mille gusti e tradizioni che costituiscono una delle forze di Israele.
E in tutto questo, ci sarà anche spazio al divertimento, con concerti dalla musica classica al rock, alle serate con dj set. Per immaginare un futuro ecosostenibile, perché no, divertendosi.
Daniel Reichel, Pagine Ebraiche maggio 2015
(30 aprile 2015)