Time out – L’eredità
Rav Toaff avrebbe compiuto oggi cento anni. Una vita straordinaria che ha coinciso con la crescita e il risorgimento dell’ebraismo italiano. Coincidenza non casuale perché la nostra identità di oggi è certamente dovuta al suo operato. Lo dico per rispetto, perché troppe volte in questi giorni sono avvenute ricostruzioni sommarie e in parte distorte rispetto alla sua figura. Su Haaretz, giornale della sinistra israeliana, si è cercato, per esempio, di contrapporlo alla rabbanut odierna in un tentativo, piuttosto maldestro, di far passare rav Toaff come difensore di conversioni facili e di una tradizione italiana lontana dall’Halakhah. Per altri la sua figura serve per criticare ogni percorso di crescita religiosa all’interno della Comunità sostenendo che in passato si agiva diversamente, come se nei suoi cinquant’anni di rabbinato non sia avvenuto nessun cambiamento. Insomma una strumentalizzazione vera e propria che si ritorce contro chi la fa, non comprendendo che se cambiamenti ci sono stati anche dopo il suo mandato è stato proprio grazie al suo operato. Se oggi la nostra Comunità cresce, aumentano i Batè Haknesiot, le macellerie e i ristoranti è perché lui ha posto le basi per questa crescita. Se oggi i nostri giovani si recano a studiare nelle yeshivot non è perché rifiutano il modello dei padri, ma perché questa evoluzione è il proseguimento di un lavoro iniziato con lui. E dispiace che questo non faccia felice qualcuno, ma a tanti di noi sembra che questa sia l’eredità più bella che potesse lasciarci.
Daniel Funaro
(30 aprile 2015)