Rav Korsia: “Una preghiera per l’Italia”
Pregare orgogliosamente per il bene della propria patria è il dovere di ogni ebreo. Perché nelle Comunità italiane questo non avviene?
Il Gran rabbino di Francia Haim Korsia, ospite in questi giorni al Moked primaverile, la grande convention dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane organizzata a Milano Marittima dal rav Roberto Della Rocca, aveva avvertito: non c’è niente di più pericoloso dell’abitudine, dell’assuefazione alle tante storture che indeboliscono e impoveriscono la nostra esistenza. E anche al costo di qualche provocazione intellettuale a fin di bene ha finito per mantenere la parola.
Moltissimi gli interrogativi che ha consegnato a un uditorio numeroso e molto partecipato che lo ha ascoltato intensamente nel corso di tre lunghi interventi.
E fra questi quello della necessità di riflettere onestamente sulla nostra relazione con l’identità nazionale, di francesi, di italiani, di europei.
La preghiera recitata nelle sinagoghe francesi e illustrata dal Gran rabbino, chiede a D. di proteggere la Repubblica e il popolo francese, di far fiorire e prosperare la Francia e benedice i soldati che ne difendono i valori (“Signore, D. nostro, Re del mondo, a cui appartengono la forza e la potenza e attraverso cui solo tutto si eleva e si afferma, benedici e proteggi la Repubblica Francese e il popolo francese”) e la riaffermazione orgogliosa dell’identità nazionale è il simbolo di una delle sfide più ardite del suo magistero.
Nell’intervista che appare sul numero di maggio di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione e nei suoi interventi rav Korsia ha ribadito con forza il proprio attaccamento al proprio paese di origine, il proprio legame indissolubile con lo Stato di Israele e la necessità di integrare questi sentimenti con una forte identità ebraica.
“Prima ancora di essere eletto Gran rabbino di Francia – racconta il rav – l’esercito francese ebbe gravi perdite in Afghanistan. Fu allora che suggerii di inserire nella preghiera che noi ebrei francesi pronunciamo per il bene della Repubblica, una parte dedicata ai militari francesi attivi in operazioni militari. È stata poi una mia scelta che questa preghiera venisse recitata sempre e non solo durante eventi istituzionali e che venisse recitata nella nostra lingua, cosicché tutti potessero ascoltarla senza difficoltà. Aderendo al mio invito ora anche molti esponenti della comunità musulmana hanno elaborato una propria preghiera in questo senso. E forse sarebbe auspicabile che anche gli ebrei italiani facessero lo stesso per il loro Stato”.
Il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Giuseppe Momigliano ha subito spiegato come una versione italiana della preghiera esistesse in passato: “Gli ebrei italiani si sono battuti con valore per l’Unità d’Italia e durante la Prima guerra mondiale. Parte di loro purtroppo appoggiò anche il regime fascista. Quando vennero emanate le leggi razziste del 1938 si sentirono traditi. E dopo la guerra e la Shoah, la preghiera per la salvezza della patria cadde in disuso”.
“Capisco – ha ribattuto il rav Korsia – che il fascismo abbia devastato l’Italia, così come da noi il regime Vichy, ma – si è domandato – non è proprio quando c’è un malato che bisogna pregare più forte”?
(3 maggio 2015)