Israele – Le incertezze di Netanyahu

F130730LM016 Continuano le giornate di grande incertezza per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, a cui spetta il compito di presentare al presidente Reuven Rivlin la sua squadra di governo entro domani. Dopo le dimissioni da ministro degli Esteri del leader di Israel Beytenu Avigdor Liberman e il suo annuncio all’inizio della settimana di non voler sedere nelle fila dell’esecutivo ma all’opposizione, Netanyahu potrà avere la maggioranza solo nel caso in cui il leader di Habayit HaYehudi Naftali Bennett decida di firmare una coalizione, permettendogli di arrivare a 61 seggi. Al momento tuttavia Bennett non ha ancora dato una risposta definitiva, lasciando la situazione in sospeso a poche ore dalla scadenza: con l’addio di Lieberman, il leader di Habayit HaYehudì vuole per sé e per i suoi, oltre al promesso ministero dell’Educazione, il ministero degli Esteri o della Giustizia.
Il Likud ha guadagnato nelle elezioni dello scorso 17 marzo 30 seggi alla Knesset, e attualmente Netanyahu ha firmato accordi con il partito di centrodestra Kulanu di Moshe Kahlon (11 seggi) e gli ultraortodossi Shas e Yahadut HaTora HaMeuhedet, che messi insieme hanno 23 seggi. Il primo ministro ha lasciato per ultime le trattative con i due partiti a lui ideologicamente più vicini, aspettandosi con il loro appoggio di garantirsi una maggioranza sufficientemente ampia di 67 seggi. Ma con il passo indietro di Habayit HaYehudi (che dispone di sei seggi), nel caso ancora non certo in cui Bennett firmasse un accordo si troverebbe ora a governare con una risicata maggioranza di 61 seggi su 120.
I rapporti delicati di Netanyahu con Bennett e Liberman derivano in parte dall’esito delle ultime elezioni, che ha reso i negoziati meno scontati di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. Il leader del Likud è riuscito infatti a ribaltare i risultati dei sondaggi che lo davano perdente incentrando in modo aggressivo la sua campagna elettorale sulla questione della sicurezza, privando Israel Beytenu e Habayit HaYehudi di una grande fetta del loro elettorato.
Il terreno delle trattative con Bennett, che mentre il tempo passa ha scelto di rimanere in totale silenzio, riguarda in particolare la carica di ministro della Giustizia, che Bennett chiede per Ayelet Shaked, e quella di ministro degli Esteri che invece vorrebbe assumere lui stesso.
Se i negoziati di queste ultime ore cruciali non dovessero avere esito positivo per Netanyahu, la situazione diventerebbe molto incerta. Tre sarebbero i possibili scenari: da un lato, Rivlin potrà decidere di dare a Isaac Herzog, leader dell’Unione sionista e rivale alle elezioni del Likud, la possibilità di formare una coalizione di centrosinistra; d’altro canto Netanyahu e Herzog potrebbero provare a mettere insieme una coalizione di larghe intese, un risultato matematicamente realistico date le grandi dimensioni di entrambi i partiti, ma delicato dal punto di vista politico; altrimenti Rivlin potrà anche decidere di andare a nuove elezioni, a poche settimane dalle precedenti.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(6 maggio 2015)