Qui Roma – Islam, Stato, modernità
“Sederci intorno a un tavolo per un incontro con persone provenienti da tradizioni e anche formazioni diverse, per capire quali sono i limiti e i confini e vedere quali sono i punti d’incontro”. La professoressa Francesca Corrao, che insegna lingua e cultura araba all’Università Luiss di Roma, riassume così il senso del convegno “Mohammed Abed Al Jabri and the Future of the Arab World”, svoltosi martedì presso l’università romana, che ha esaminato la complessa dialettica tra Islam, Stato e modernità. Corrao è stata una delle anime dell’iniziativa, che ha radunato esperti internazionali nel vasto campo della cultura islamica, organizzata nell’ambito del progetto interdisciplinare di ricerca e studio TABLES (acronimo di Traditions and Boundaries Lectures Series), e nata da una collaborazione tra il Master in economia e istituzioni dei paesi islamici della Luiss, diretto da Corrao, l’organizzazione giordana Arab Renaissance for Development and Democracy e l’associazione culturale Reset Dialogues on Civilizations e dalla cooperazione con l’ambasciata marocchina in Italia.
Esperti internazionali di lingua e cultura araba, filosofia politica e diritto pubblico comparato si sono così riuniti per un’intensa giornata di lavori, durante la quale molti temi sono stati affrontati a partire dalle riflessioni di Mohammed Abed Al Jabri, filosofo e critico letterario marocchino (1935-2010), considerato una delle più importanti personalità del mondo arabo contemporaneo. “In tutto il pensiero di Al Jabri, che ispirandosi ad Averroè ritorna a dare un ruolo centrale alla ragione, la cultura del pluralismo è proposta in maniera molto forte”, spiega a Pagine Ebraiche la professoressa Corrao. In evidenza anche l’importanza per Al Jabri del ruolo dell’intellettuale attivo nella società: “Egli era un filosofo ma era impegnato politicamente, in quanto per lui la filosofia doveva sempre essere collegata alla realtà e alla voglia di ascoltare, parlare e discutere con le varie componenti della comunità in cui si vive”.
Mentre la pluralità è un fatto, in quanto la diversità caratterizza ogni società, nelle sue riflessioni, il pluralismo emerge con forza come un valore da ricercare e costruire, mai scontato, come sottolineato da Abdou Filali-Ansary, dell’Institute of Ismaili Studies di Londra. Tale pluralismo è il risultato della dialettica tra unità e molteplicità che riguarda ogni ambito. “Ed è fondamentale per la democrazia e alla base del concetto dei diritti umani, in quanto essi hanno dato una componente universale alla realtà individuale” spiega Fred Dallmayr della Notre Dame University negli Stati Uniti.
“Al Jabri utilizza sempre il linguaggio del mondo arabo islamico perché per lui è più comprensibile, ma fornisce un modello di pensiero che si può applicare a tutte le culture e a tutti i tempi”, osserva Corrao. “Ragionare categorizzando oriente e occidente, pensare in modo settoriale anche dal punto di vista delle diverse discipline è sempre un limite, e in un momento di grande crisi è necessario mettersi insieme per educare i giovani fornendo loro stimoli culturali per trovare soluzioni nuove, con lo spirito di mettere sempre al centro l’essere umano”. Il ruolo del dialogo interculturale e interreligioso è dunque per la professoressa proprio quello di “superare pericolosissime forme di rigidità, l’intolleranza e il fanatismo, in quanto è normale che cresca l’erba selvaggia, ma bisogna essere in grado di strapparla, piantare semi buoni e coltivarli”. Al Jabri, racconta, ha generato un grande dibattito nel mondo orientale, “importantissimo perché lo ha messo di fronte alla responsabilità di rivedere la sua tradizione per metterla in pratica nel contesto dell’oggi”. In ultima analisi, conclude Corrao, “il valore del pluralismo e del pensiero di questo filosofo è quello di dare ai giovani che rifiutano la violenza e si trovano disorientati una speranza, mostrando loro che accanto a chi spara, c’è anche chi parla, ricerca nuove soluzioni e si batte per la pace”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(6 maggio 2015)