Unioni

zeviProsegue al Senato la marcia della legge sulle Unioni civili, di cui si discute solo da un paio di decenni. Inizialmente si chiamavano PACS, poi sono transitati DICO, Cus e DiDoRe, per finire con i patti alla francese, all’inglese e alla tedesca. E giù cavilli, commi, dettagli e polemiche. Ma alla fine nisba. Matteo Renzi pare determinatissimo a condurre in porto questa battaglia sui diritti civili, che ci vede peraltro buoni ultimi nell’Europa occidentale.
La sostanza della questione è arcinota: dare una cornice giuridica allo stato di famiglia di centinaia di migliaia di italiani in coppia con un partner, che vogliono vedersi riconosciuti dei diritti. Alcuni in effetti già lo sono – al netto di estenuanti trafile burocratiche – come l’assistenza al partner in ospedale o in carcere. Altri rimangono invalicabili: reversibilità della pensione, subentro nell’affitto, sostentamento al coniuge più debole. Infine, il casus belli per eccellenza: adozione del figlio biologico del partner o affidamento, adozione di minori o niente di niente?
La legge in discussione è più debole di quella tedesca a cui si ispira. Paradossalmente, rischia di danneggiare più le coppie eterosessuali (in favore del matrimonio) che quelle omosessuali. Non menziona il matrimonio e vieta l’adozione dei minori. Insomma, è una legge che scontenta i progressisti come i tradizionalisti, che infatti non intendono votarla. Personalmente, la ritengo una legge di molto perfettibile. Eppure, se fossi un parlamentare la voterei. Per una ragione molto semplice: se non passa questa volta (la famosa #voltabuona) l’Italia attenderà altri cinque anni per avere un testo purchessia.
A chi sostiene che questo provvedimento non sia necessario, rispondono le centinaia di migliaia di coppie, dello stesso sesso o no, che reclamano un riconoscimento legale, spesso con figli al seguito. A chi brandisce la religione per opporsi alla novità, risponde l’esercizio del compromesso che questa legge testimonia: non si parla di matrimonio e non si parla di famiglia (infatti non è possibile l’adozione né l’affido se non per il figlio biologico del partner). Si parla solo di ragionevole, persino minimale buon senso e di un pizzico di doverosa umanità.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter: @tobiazevi

(12 maggio 2015)