Ticketless – Bora a Firenze

cavaglionTra le anomalie climatiche del nostro tempo, va segnalata la bora sull’Arno. Vento così forte come quest’anno su Firenze non s’era mai visto. Tetti scoperchiati, alberi sradicati. Le foto in prima pagina che si vedevano su “La Nazione” sembravano un plagio dal “Piccolo”. Non si è arrivati al tramway gettato fuori dai binari, che aveva colpito la fantasia di Svevo, ma poco ci è mancato. Passeggiando per Firenze, in uno dei più scalmanati di questi pomeriggi di bora, mi sono riapparsi alcuni fantasmi del passato.
Marino Raicich, che al Vieusseux organizzò mostra e convegno sugli intellettuali triestini scesi all’alba del Novecento a Firenze. Un uomo sanguigno, Raicich, al pari del medievista Ernesto Sestan, testimone vivente delle cicatrici lasciate aperte dal fronte orientale. Il dialogo Svevo-Montale, giocato in larga parte sul tema della nostalgia ebraica, lega Ponte Vecchio al Molo Audace con uno stretto nodo.
I triestini cercavano a Firenze un modello di stile alto: invidiavano la parlata toscana, soffrivano per un evidente complesso d’inferiorità. Qualcuno, però, resisteva al mito e non credeva ai fantasmi, alle fantasie che sovrappongono le città. Sulla bora fiorentina avrebbe scherzato, dal suo tavolo al Caffè S. Marco, Giorgio Voghera. Ritroviamo il suo sguardo sarcastico nel Quaderno a lui dedicato dalla Cizerouno Associazione Culturale di Trieste. Il libretto delizioso verrà presentato domani, giovedì 14, al Bardotto di Torino, nel quadro delle iniziative collaterali al Salone.

Alberto Cavaglion

(13 maggio 2015)