benedizioni…
“Im be-chuqqothày telékhu we-eth mitzwothày tishmerù wa-‘asithèm othàm, We-natattì ghishmekhèm be-‘ittàm ……..”; “Se seguirete i Miei statuti ed osserverete i Miei precetti e li metterete in pratica, Io darò le vostre piogge a loro tempo ……….”.
Con queste parole si apre il lungo capitolo delle benedizioni promesse se seguiremo la volontà divina e delle maledizioni minacciate nel caso in cui scegliessimo di allontanarci dalla via della Torà. Con quale atteggiamento noi si debba leggere questo capitolo ci viene indicato dal Midràsh. Il versetto dei Salmi “Ho considerato i miei mezzi ed ho fatto tornare i miei passi verso le Tue norme” suscita questo insegnamento: Rabbì Abbà’ figlio di Rabbì Chiyà’ diceva a nome di Rabbì Yonathàn: “Ho considerato i miei mezzi” vuol dire: ho calcolato le benedizioni e le maledizioni, cioè ho fatto in modo che le benedizioni cominciassero con la Alef e finissero con la Taw, e le maledizioni cominciassero con la Waw e finissero con la He.
Difatti, il brano delle benedizioni in questa Parashà comincia con la Alef della parola “Im” e termina con la Taw di “Wa-olèkh ethkhèm qomemiyùth” (“vi farò procedere a testa alta”), quasi a significare una comprensione di tutto l’alfabeto nel suo giusto ordine. Invece il brano delle maledizioni comincia con la Waw di “We-ìm” e termina con la He di “Be-yàd Moshè”, cioè è compreso tra due lettere alfabeticamente vicine fra di loro, ma invertite nell’ordine.
Quest’osservazione ci porta ad alcune considerazioni. Innanzitutto, il fatto che le benedizioni siano comprese tra le due lettere estreme dell’alfabeto mentre le maledizioni sono comprese tra due lettere contigue già ci indica la vastità, l’ampiezza delle benedizioni rispetto alla limitatezza delle maledizioni.
Inoltre, il fatto che le benedizioni siano comprese fra lettere nel corretto ordine alfabetico (mentre per le maledizioni abbiamo un ordine alfabetico inverso) ci suggerisce che le benedizioni rientrano nel normale ordine di cose, nella loro logica naturale, mentre le maledizioni costituirebbero l’anomalia.
La Torà ci avverte quindi che è in nostro potere far sì che il nostro mondo sia sovvertito nel suo ordine (D.o non voglia) oppure segua la sua naturale inclinazione di garantirci benedizione e ogni bene.
Elia Richetti, rabbino
(14 maggio 2015)