Qui Torino – Salone del Libro
Cibo casher, dal piatto alla mente

17011277574_76479a3ff7_zUna fascia crescente di consumatori vuole nel suo carrello prodotti casher, i prodotti realizzati nel rispetto delle norme ebraiche. E questo in ragione di alcune caratteristiche che risultano vincenti sul mercato: qualità e salubrità del cibo, attenzione all’etica, rigoroso controllo di ogni fase produttiva.
A ricordarlo Jacqueline Fellus, assessore alla casherut dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e responsabile di K.it, il Progetto Kasherut dell’UCEI, nel corso dell’evento “Cibo ebraico, dal piatto alla mente” organizzato dalla redazione del giornale dell’ebraismo italiano al Salone del libro di Torino. Un’occasione importante per riflettere, davanti a un pubblico folto e partecipe, su cultura e alimentazione, cultura dell’alimentazione, legge, tradizione e creatività. A moderare gli interventi la giornalista Ada Treves.
“I numeri del mercato casher a livello mondiale parlano chiaro. Sono dati significativi – ha sottolineato Fellus – con leve di marketing che sono appetibili anche per l’Italia. Lavoriamo a stretto contatto il Mise, il ministero dello Sviluppo Economico, di cui siamo unico interlocutore in questa sfida”.
Giorgio Mortara, presidente dell’Associazione Medica Ebraica e consigliere UCEI, illustra invece le finalità di ‘La dieta kasher’, volume pubblicato da Giuntina che si prefigge di essere uno strumento indispensabile per capire quale significato e quali valori sottendano a determinate abitudini alimentari. Raccolti dalla giornalista Rossella Tercatin, i testi pubblicati costituiscono un prezioso ausilio per il lettore. “Valore del cibo nella tradizione ebraica, rispetto del creato, controllo nella preparazione, legame tra cibo e benessere psicofisico. Questi – ha spiegato Mortara – i macrotemi che sono affrontati”.
Suggestivo l’itinerario tracciato da Alessandro Marzo Magno, giornalista e scrittore di cui è stato presentato il volume ‘Il genio del gusto. Come il mangiare italiano ha conquistato il mondo’ (ed. Garzanti). “La gastronomia italiana e quella ebraica non seguono rotte distinte ma finiscono spesso per intrecciarsi”, ha ricordato l’autore. Un esempio su tutti: “Nel Talmud a un certo punto si parla di ‘vermicels’. Una prova piuttosto evidente del fatto che la pasta fosse conosciuta”. La grande tradizione gastronomica dell’Italia ebraica nella testimonianza di Roberta Anau, scrittrice e operatrice turistica, già cimentatasi con questo tema nel recente passato (‘Asini, oche e rabbini’, edizioni e/o). Dal Piemonte a Ferrara, con addentellati provenzali e spagnoli: un mix di tradizioni locali che ha conquistato i frequentatori della sua cucina. E tanti sono anche gli appassionati che si danno appuntamento su www.labna.it, il sito di ricette (e suggestioni cultural-gastronomiche) curato dalla chef e blogger Benedetta Guetta. “Nel blog si parla un po’ di tutto – racconta Benedetta – però con il tempo ho capito che alla gente interessa in particolare la cucina ebraica. C’è interesse, c’è curiosità. Raccontare come gli ebrei vivono la propria identità attraverso il cibo è una sfida stimolante e sempre aperta”.

a.s twitter @asmulevichmoked

(14 maggio 2015)