24 maggio
Spesso ci troviamo a sottolineare coincidenze tra le date del calendario ebraico e quelle del calendario civile: il 25 aprile che a volte cade di Pesach e a volte di Yom Ha-Atzmaut, Purim che talvolta capita l’8 marzo, ecc. Questa volta, però, con il primo giorno di Shavuot che coincide con il centesimo anniversario dell’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, non ci sono accostamenti e somiglianze possibili, anzi, le due ricorrenze sono in antitesi: la festa del dono della Legge in opposizione alla barbarie, l’unica festa in cui non si usa mangiar carne proprio nella data in cui l’Italia si univa alla generale carneficina. Decisamente se quest’anno vorremo festeggiare Shavuot con la consueta allegria dovremo scordarci della data civile.
Nel 5675 (1915) Shavuot cadeva il 19 e il 20 maggio. Come lo avranno vissuto gli ebrei italiani di allora? Si rendevano conto dell’enormità di ciò che sarebbe accaduto da lì a pochi giorni? E come avrebbero interpretato negli anni successivi la frequente vicinanza delle date? Probabilmente non con la sensazione di violento contrasto che proviamo noi oggi; anzi, forse ci avranno visto qualche coincidenza, magari tra il completamento dell’unità nazionale italiana e il perfezionamento del popolo ebraico grazie alla Legge, o avrebbero rilevato in entrambi i casi il rafforzamento della coesione e dell’unità del popolo e l’orgoglio di esserne parte.
Nei miei primissimi anni di vita, tra canzoni, racconti e documenti di famiglia, ho subito anch’io il fascino di questo mito, un senso di orgoglio per quella guerra vittoriosa a cui entrambi i miei nonni avevano partecipato. C’è voluta prima qualche garbata parola di dissenso dei miei genitori che invitava alla cautela di fronte all’entusiasmo delle nonne e poi soprattutto la scuola (nel mio caso davvero benemerita) per aiutarmi a capire (o per lo meno intuire) cosa è stata veramente la prima guerra mondiale. Forse è stata la prima volta in cui ho cominciato a capire che anche i grandi (e persino le nonne) a volte prendono qualche cantonata.
Anna Segre, insegnante
(22 maggio 2015)