Periscopio – Made in…
Merita attenzione e un commento lo scambio epistolare recentemente avvenuto tra Carlo Benigni, Presidente della Federazione Nazionale delle Associazioni Italia-Israele, e il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riguardo alla richiesta, presentata dai Ministri degli Esteri di 16 Paesi dell’Unione Europea – compresa l’Italia – all’Alto Commissario per la Politica Estera dell’Unione, Federica Mogherini, affinché l’Unione provveda a disporre che sui prodotti provenienti da Israele sia segnalata l’eventuale provenienza dai Territori Occupati, in modo che i consumatori possano evitare di acquistarli.
Nella sua lettera, del 28 aprile, Benigni sottolineava i gravi rischi di tale iniziativa, che andrebbe oggettivamente a rafforzare e legittimare le molteplici campagne di boicottaggio contro lo Stato ebraico, che – nel quadro del montante antisemitismo europeo – promuovono un’indistinta campagna di odio e criminalizzazione di Israele, indipendentemente dalle singole e specifiche scelte del suo governo. Il boicottaggio ‘mirato’ contro i prodotti della Cisgiordania – chiedeva Benigni – non andrà forse, fatalmente, a rafforzare il boicottaggio “tout court”, o a confondersi con esso?
Nella sua risposta, dell’11 maggio, Gentiloni esprimeva essenzialmente due concetti, affermando:
a) che il Governo italiano si oppone fortemente a qualsiasi opzione di boicottaggio e delegittimazione di Israele, ed è impegnato in una seria e determinata lotta contro ogni forma di antisemitismo e antisionismo, sulla base di radicate convinzioni;
b) che, però, “i piani di espansione degli insediamenti” in Cisgiordania e a Gerusalemme Est suscitano ‘costernazione’, in quanto, oltre a essere illegittimi, allontanano l’opzione dei due Stati, l’unica in grado di offrire una soluzione pacifica al conflitto. Per tale motivo, “richiamare l’attenzione della leadership di Israele sulle implicazioni dell’occupazione della Cisgiordania… costituisce… un doveroso atto di trasparenza verso un Paese cui ci accomunano principi e valori profondi”.
Riguardo a tale riposta, mi sento di fare tre considerazioni.
Innanzitutto, va apprezzata la cortesia del Ministro, che ha risposto sollecitamente a una lettera inviatagli dal Presidente di una Federazione importante, ma che rappresenta pur sempre delle Associazioni di carattere privato. Un gesto di sensibilità personale e istituzionale di cui gli siamo grati.
Nel merito, alla domanda rivoltagli da Benigni – il boicottaggio ‘mirato’ non andrà forse a rafforzare il boicottaggio ‘totale’? è possibile distinguere tra un boicottaggio integrale e ‘cattivo’ e uno selettivo e ‘virtuoso’? – il Ministro, purtroppo, non risponde. Si limita a dire di essere contrario a boicottaggi e delegittimazioni, ma ribadisce – sia pure implicitamente – l’opportunità della scelta del governo italiano, senza però chiamarla con il suo nome. Quel nome, però, esiste, ed è uno solo: boicottaggio. Come dice Shakespeare, anche se a una rosa cambiamo nome, il profumo resta lo stesso.
Infine, vogliamo credere alla buona fede del Ministro e del Governo, e vogliamo quindi ammettere che la mossa serva a richiamare Israele ai suoi doveri, nel suo stesso interesse. Se un giocatore fa un fallo, è giusto che l’arbitro mostri un cartellino giallo (anche se, in questo caso, ci sembra più un ‘rosso’).
Bene. Ci permettiamo però una piccola domandina. Ministro, l’altra parte non ha mai, ma proprio mai, commesso la benché minima scorrettezza? La pioggia di missili, i continui attentati, le massicce campagne di odio, antisemitismo e negazionismo (fin dalle scuole materne), le pubbliche esaltazioni di terroristi assassini, il mancato riconoscimento della legittimità di Israele come patria degli ebrei ecc. ecc., non meritano proprio nessun fischio? Nel campo, poi, ci sono ben più di due soli giocatori. Tutti i Paesi – Siria, Libano ecc. – che, nel ’67, attaccarono Israele per distruggerlo, dando origine alla situazione attuale, si stanno oggi comportando bene? Non meritano nessuna attenzione da parte dell’Unione? Per loro, nessuna ‘costernazione’? E l’Iran – dove Lei si è recentemente recato in visita di stato, venendo accolto con tutti gli onori – non c’entra nulla con la situazione del Medio Oriente? Abbiamo raccomandato all’Unione Europea che segnali ai consumatori se la benzina che mettono nelle loro auto proviene, per caso, da un Paese che vuole fare un nuovo Olocausto?
Francesco Lucrezi, storico
(27 maggio 2015)