Tel Aviv, la città più smart

Schermata 06-2457178 alle 13.07.22Tecnologia, innovazione e rapporto sempre più stretto con i propri cittadini. Tel Aviv è una delle realtà capofila nella rivoluzione del concetto di città e lo dimostra il premio recentemente ottenuto a Barcellona come Smart city dell’anno. Negli ultimi due anni è stata avviata la piattaforma Digi-Tel, un progetto che favorisce la collaborazioni tra residenti, aziende e organizzazioni del terziario attraverso tecnologie all’avanguardia che consentono l’apprendimento, la creatività e la condivisione. Per dare un assaggio al pubblico italiano di cosa significhi essere una delle realtà più all’avanguardia del mondo, il Padiglione Israele ad Expo ha organizzato oggi un incontro dedicato a Tel Aviv e in particolare al suo volto da capitale del high tech, un appuntamento che vedrà tra i suoi ospiti il sindaco della città israeliana Ron Huldai (protagonista questo mese di un’intervista su Italia Ebraica a firma di Rossella Tercatin). “Siamo orgogliosi di essere qui a Padiglione Israele a Expo 2015 – ha spiegato Hila Oren, CEO of Tel Aviv Global, in apertura dell’incontro, aperto dai saluti dell’ambasciatore Naor Gilon e dell’assessore allo Sviluppo economico del Comune di Milano Cristina Tajani e in cui sono presenti alcuni delle più innovative start up israeliane e italiane – Negli anni passati Tel Aviv è riuscita a diventare una delle smart city di riferimento del pianeta grazie a innovazione, coinvolgimento della cittadinanza e un modo di pensare ‘out of the box’. Oggi apriamo la nostra Smart City al mondo per condividere la nostra storia e supportare altre città nel loro percorso”. Un percorso che coinvolge anche Milano, città gemellata con Tel Aviv e i cui sindaci – Huldai e Giuliano Pisapia – si sono incontrati nelle scorse ore per proseguire una cooperazione che ha già dato molti frutti.

Arte, modernità, vita a ritmo di futuro. Manca forse solo il mare a rendere perfetta la simbiosi tra Milano e Tel Aviv. In Italia ai primi di giugno per l’annuale gala dell’Associazione Amici del Museo di Tel Aviv, ma anche per visitare l’EXPO, il sindaco Ron Huldai (in alto nella foto con il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il Presidente della Commissione Expo Ruggero Gabbai) racconta cosa significa guidare la metropoli dell’high‐tech e dei grattacieli nonché il legame speciale della sua città con l’Italia, e soprattutto con Milano.


Ron Huldai, cosa vuol dire per lei essere sindaco di Tel Aviv?

Tel Aviv‐Yaffo è una città dalla superficie limitata, solo 52 chilometri quadrati, eppure la sua importanza supera decisamente le sue dimensioni.
È localizzata nella parte centrale di Israele, ed è il cuore della finanza e della cultura. Il 50 per cento di coloro che lavorano nel sistema bancario del paese lo fanno qui, così come il 70 per cento di coloro che assistono a spettacoli teatrali. Analogamente, il 70 per cento dei viaggiatori nel sistema ferroviario del paese, partono o arrivano a Tel Aviv‐Yaffo. Il mio ruolo è quindi quello di trovare il giusto equilibrio tra le necessità e i desideri dei pendolari, e quelli dei residenti. Quando cammino per la strada e incontro la gente, solo uno su cinque è un cittadino. E penso che stiamo facendo un buon lavoro nel trovare questo equilibrio. Un altro dei miei principali compiti come sindaco, forse il più importante, ha a che fare con i valori della città. Tel Aviv‐Yaffo è il centro del pluralismo e della tolleranza, dell’arte e della cultura, del pensiero razionale e della ricerca. Lo stato di Israele non ha ancora preso una decisione su quale tipo di paese vuole diventare, una società conservatrice o una più moderna. In questo dibattito, noi giochiamo un ruolo cruciale, da bastione della democrazia. Qui dedichiamo fondi e promuoviamo attivamente programmi per fare sì che tutte le minoranze si sentano a casa: abbiamo la più alta percentuale di famiglie con un solo genitore, la più numerosa comunità LGBT, i più ricchi e i più poveri, gli ultra-ortodossi nella città più laica, arabi ed ebrei, immigrati regolari e irregolari. Tutti sono i benvenuti a Tel Aviv‐Yaffo.


Com’è cambiata la città da quando è diventato sindaco nel 1998?

Quando sono stato eletto, Tel Aviv‐Yaffo era sull’orlo della bancarotta e siamo riusciti a creare una vera e propria inversione di marcia. Negli ultimi 12 anni abbiamo raggiunto il pareggio di bilancio e l’agenzia di rating Standard and Poor’s valuta la nostra situazione finanziaria con una Tripla A. Ogni anno investiamo di più in infrastrutture e ci impegniamo a migliorare gli spazi pubblici. Un focus speciale è riservato a una ventina di complessi storici o culturali, che sono stati costruiti o rinnovati per il centenario della città nel 2009 e hanno contribuito ad affermarne la fama di imperdibile destinazione turistica e culturale nel panorama globale. Tra queste vale la pena di menzionare il Teatro Habima, la Cinemateca, il Museo dell’Arte di Tel Aviv, l’antico porto di Yaffo, la vecchia Stazione. Uno dei più evidenti segni di questo cambiamento è il ritorno in città della gente, e specialmente dei giovani. Dopo molti decenni di immigrazione con segno negativo, oggi il numero dei nostri residenti supera ogni record. Gli asili nido municipali sono raddoppiati e costruiamo continuamente nuove scuole. E probabilmente la cosa più incredibile è il mutamento demografico: in 15 anni gli abitanti dai 18 ai 35 anni sono aumentati del 100 per cento, con un terzo della popolazione che si colloca in questa fascia, forse la più alta percentuale di qualsiasi città occidentale.

Tel Aviv però è stata al centro delle proteste per il caro-alloggi e più in generale per l’elevato costo della vita.
Caro‐alloggi e costo della vita sono tra i più pressanti problemi che oggi ci troviamo ad affrontare. Il prezzo delle abitazioni in tutta Israele è estremamente elevato e poiché Tel Aviv‐Yaffo è al centro del paese, qua la situazione è più grave che altrove. Il Comune si sta muovendo con molte misure per affrontare la questione, tra cui progetti per appartamenti pubblici sussidiati, costruzione di dormitori per gli studenti, assistenza legale per i giovani affittuari, sussidi per chi è disponibile a vivere nelle aree più disagiate. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Solo il governo di Israele può davvero avere un impatto sul mercato delle case, assumendosi la responsabilità di fornire abitazioni di qualità a prezzi accettabili per tutti. La soluzione va trovata a livello nazionale.

Lei ha affermato più volte che la cultura e gli eventi italiani hanno giocato un ruolo importante nello sviluppo del panorama culturale di Tel Aviv.
L’Ambasciata e l’Istituto di Cultura italiani sono stati partner eccezionali della nostra offerta culturale e hanno dato un gigantesco contributo all’abbondanza delle nostre proposte di teatro, opera, arte e danza. Da questo punto di vista, penso che il più memorabile momento del mio mandato sia stato la performance della Scala di Milano al Parco Yarkon per il centenario del 2009: il Requiem di Giuseppe Verdi di fronte a decine di migliaia di persone all’aria aperta, una eccezionale manifestazione dell’amicizia del popolo italiano, e in particolare della nostra città sorella, Milano. Sono stato a Milano molte volte e considero il sindaco Giuliano Pisapia un grande amico di Israele e dei valori social‐democratici che mi sono cari. Sono felice di avere l’occasione di tornare in città nelle prossime settimane per l’evento degli Amici del Museo dell’Arte di Tel Aviv, che ci aiutano a mantenere la nostra meravigliosa istituzione.

Rossella Tercatin

Italia Ebraica giugno 2015

(4 giugno 2015)