Qui Torino – In piazza per la solidarietà
“Noi siamo con voi” è il titolo della manifestazione di solidarietà alle vittime della persecuzionreligiosa che si è svolta ieri sera a Torino, promossa dal Consiglio regionale del Piemonte. Una marcia silenziosa ha attraversato le vie del centro dalla piazza del municipio fino all’arsenale della pace del Sermig, dove per quasi due ore sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni (tra cui Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale; Valentino Castellani, presidente del comitato Interfedi della Città di Torino, fino all’intervento conclusivo del sindaco Piero Fassino) e delle organizzazioni promotrici dell’iniziativa, tra cui numerose comunità religiose: erano rappresenti Bahai, mormoni, induisti, buddisti (con esponenti del buddismo tibetano e zen), musulmani, ebrei (con il rabbino capo Ariel Di Porto), valdesi, ortodossi e cattolici (con l’arcivescovo Cesare Nosiglia). Più volte è stato sottolineato quanto chi perseguita e uccide in nome della divinità stravolga il senso della religione stessa. “Questa sera ho visto un popolo che ama la vita più della morte” ha dichiarato Silvio Magliano, del Consiglio comunale cittadino.
Significativa la presenza dei musulmani, appartenenti a diverse comunità, che hanno dunque avuto, come ha osservato lo scrittore Younis Tawfik, grazie alla città di Torino l’occasione di dialogare tra loro; Tawfik (che ha concluso il suo intervento chiedendo un minuto di silenzio in memoria di Khaled Fouad Allam) ha anche notato che una manifestazione come quella di ieri sera in qualunque parte d’Europa sarebbe stata considerata un evento eccezionale, mentre a Torino il dialogo e la pacifica convivenza tra diverse religioni non fanno notizia perché sono cose normali. “Se saremo uniti uniremo” aveva detto Mauro Laus a conclusione del suo intervento.
Tra i partecipanti alla marcia il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni.
Anna Segre
Pubblichiamo di seguito l’intervento tenuto dal rabbino capo di Torino Ariel Di Porto
“Le persecuzioni religiose sono un fenomeno in preoccupante ascesa nel nostro mondo e minacciano conquiste che l’umanità dava ormai per acquisite. Negli ultimi decenni sono stati fatti tanti passi per garantire agli uomini la possibilità di vivere confessando il proprio credo. Ma oggi tutto questo vacilla. La risposta deve essere ferma e forte. Non c’è in gioco solamente la nostra sicurezza, ma la stessa opportunità di vivere liberamente la nostra vita e la nostra fede. In tanti, troppi luoghi nel mondo il professare un certo credo si paga con la vita. Nel nostro piccolo quello che possiamo fare è far sentire la nostra voce, a partire dalla nostra realtà, e costruire una società ed un mondo nella quale si vince la paura del diverso. In questa costruzione le religioni, con i loro millenari messaggi, svolgono un ruolo fondamentale.
Conoscenza reciproca, cultura, collaborazione, coinvolgimento dei giovani. Questi sono i temi sui quali tutti noi dobbiamo impegnarci concretamente. Gli uomini sono in grado di commettere le peggiori atrocità, ma anche di fare cose grandiose. Ma per questo serve uno sforzo costante, a partire dalla vita di ogni giorno. E noi siamo consapevoli della nostra responsabilità. Torino, con le sue molteplici realtà, è in prima linea. Per costruire pace. Noi siamo con voi”.
Rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino
(11 giugno 2105)