… Singapore

Singapore in sanscrito vuol dire la città del leone. Nell’isola-città-stato 137 km. a nord dell’equatore, su un territorio di 718 km quadrati (il doppio di Gaza) vivono 5 milioni e mezzo di abitanti (il triplo di Gaza). Singapore ha raggiunto il nono posto su oltre 180 paesi come livello di sviluppo umano (Israele è 19esima, l’Italia è 26esima). Da paese poverissimo di pescatori e fumatori di oppio, a primario svincolo logistico e commerciale mondiale. Nel 1819 all’arrivo degli inglesi, vivevano sul luogo 2000 malesi. Oggi dei 5 milioni e mezzo di abitanti, 74% sono cinesi, 13% malesi, il 9% indiani. Dunque, un completo avvicendamento di popolazione. In Israele gli ebrei riconosciuti dal rabbinato sono il 75%. Singapore nel 1965 è diventato indipendente staccandosi dalla Malesia musulmana. Due stati per due popoli? A Singapore tutte le religioni, inclusa la ebraica, godono di pari trattamento. Il paese è stato governato per oltre 50 anni dall’inflessibile primo ministro Lee Kuan Yew che ha imposto regole ferree (è vietato masticare gomma americana, i graffiti sui muri sono puniti con qualche anno di reclusione, per lo spaccio di droga vige la pena di morte). La controparte è uno sviluppo urbano strabiliante, come e più di una grande città nord-americana, semmai come una grande capitale latino-americana, ma con molto maggior ordine, pulizia e sicurezza, con ampie aree di terra ricuperate dal mare e oggi urbanizzate, e una lussuosa ferrovia sotterranea. A Tel Aviv, cuore della democrazia israeliana, della ferrovia sotterranea si parla dal 1970 ma ancora non esiste. A Milano la metropolitana cresce ma non ha ancora raggiunto l’aereoporto, quella di Roma merita una visita. La comunità ebraica di Singapore, creata inizialmente da ebrei di Baghdad provenienti dall’India, è piccola (poche centinaia) se si considerano solamente i cittadini, ma è più numerosa (fino forse a duemila persone) se si aggiungono gli altri residenti permanenti, i residenti temporanei e i transienti. E senza dubbio, vista l’ubicazione strategica gobale del luogo e l’alto livello dei servizi, aumenterebbe di molto se le leggi sulla cittadinanza fossero più lenienti. Una realtà a dir poco sorprendente, da cui vi è molto da imparare.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(11 giugno 2015)