Salutare incoerenza
Quando dobbiamo parlare di ebraismo di fronte al mondo esterno talvolta siamo in imbarazzo.
Ci sono regole che volutamente non hanno una motivazione dichiarata esplicitamente, ci sono motivazioni che suonano piuttosto bizzarre: come possiamo spiegare nell’era di internet e degli smartphone che celebriamo un secondo giorno festivo perché non siamo sicuri di conoscere la data esatta in cui cade il primo? Come possiamo spiegare che italiani abituati a frequentare stabilimenti balneari e a guardare la televisione si turberebbero di fronte alla vista di una donna? Per di più ogni ebreo ha un proprio peculiare livello di osservanza e di conseguenza ciascuno, più o meno consapevolmente, giudica fanatici coloro che osservano più di lui e assimilati quelli che osservano meno: come possiamo essere convincenti illustrando il comportamento di qualcuno che quasi certamente consideriamo fanatico o assimilato?
Eppure forse questo coacervo di regole inspiegabili, spiegazioni improbabili, contrasti e contraddizioni è salutare: ci libera dalla tentazione di propagandare un’inesistente religione chiara, coerente, logica, portatrice di valori positivi che l’intera umanità non può fare a meno di riconoscere: una convinzione che troppo spesso nel corso della storia ha portato qualcuno a ritenere che le altre religioni non avessero ragione di esistere.
Anna Segre, Insegnante
(12 giugno 2015)