…Buber

Ieri correva il cinquantenario della morte di Martin Buber, ma non lo abbiamo ricordato. E del resto Buber è una figura pubblica ma sola: nella sua visione del sionismo; nella Germania nei primi trenta anni del ‘900 a fronte di un mondo ebraico che perdeva coscienza di sé; all’ interno del movimento socialista tedesco, troppo inebriato dal “fascino della tecnica” per prestare ascolto alla sua riflessione su morale e politica; in Israele per le sue posizioni favorevoli al dialogo con i palestinesi. Forse non è un caso che ieri nessuno lo abbia ricordato., eccetto Giuntina con un testo di Scholem (“Martin Buber, interprete dell’ebraismo”) uscito in libreria la settimana scorsa. Un modo laico di riflettere e far riflettere su una figura del Novecento, che già a Scholem sembrava tragica nel suo destino, proprio per la solitudine.

David Bidussa, storico sociale delle idee

(14 giugno 2015)