Da Bassano a Israele, la grappa è casher
Si chiama Eve, come la prima donna, e un serpente verde e sottile come quello che la tentò ne circonda il nome sull’etichetta. Si tratta della prima grappa casher del mondo, le cui prime bottiglie allungate ed eleganti sono state aperte a partire da questa primavera. Eve nasce dall’idea visionaria di Yoav Shimoni e Avi Behar, due israeliani appassionati del liquore che dopo anni di lavoro, esperimenti e prove sono finalmente riusciti a realizzare il loro sogno. I due erano già proprietari di una piccola società che importa ben trecento etichette di grappa in Israele, una mossa che solo pochi anni fa sarebbe stata poco lungimirante. La grappa, che nell’immaginario generale ha invero l’aria di un drink piuttosto raffinato, consumato a piccoli sorsi con la giusta nonchalance da veri intenditori, nella terra del latte e del miele soffriva infatti un pochino di un problema di immagine. Oggi sta vivendo il suo momento di gloria in un periodo di intensa rinascita e riconquista i cuori degli israeliani, tanto che oramai ogni ristorante che si rispetti tiene pronta in cantina qualche bottiglia. Insomma, un po’ per passione, un po’ sfruttando l’onda di questo recuperato successo, un po’ perché ci tengono in prima persona a rispettare le regole della casherut, i due hanno deciso buttarsi in un’altra mossa audace e di produrre la prima grappa certificata. Per fare questo, come vuole la prassi, sono venuti in Italia. Si sono rivolti a Jacopo Poli, proprietario della distilleria di famiglia, che utilizza un antico alambicco in rame composto da caldaiette a vapore a ciclo discontinuo, con metodo artigianale, a Bassano del Grappa, in Veneto, una delle più importanti della regione tipicamente produttrice del liquore. Dai romantici Colli Euganei proviene invece la materia prima, la vinaccia di uve Moscato Fior d’Arancio e Moscato Bianco. “Sapevamo che questo sarebbe stato un processo complesso, ma onestamente né io e certamente nemmeno Poli avevamo la minima idea di quanto impegnativo sarebbe stato alla prova dei fatti”, racconta Yoav. Certo, già fare vino casher non è un’impresa facile, in primo luogo perché nessuno se non colui che certifica ha il permesso di toccare gli strumenti usati nelle fasi di produzione. Quando poi si tratta di quella ancora più lunga e delicata di bevande come lo champagne o la grappa, la sfida si complica ancora. Innanzi tutto perché per fare la grappa occorre utilizzare le bucce dell’uva fresca, e ogni piccolo errore o intoppo può compromettere l’intera produzione. E, si sa, qualche piccolo incidente tecnico non manca mai. Le prime ottomila bottiglie di Eve sono state riempite a maggio, e sono già sbarcate sugli scaffali dei negozi e nei primi bicchieri, che devono essere rigorosamente di quelli “a tulipano”, come indica Poli stesso. Chi la beve si accorgerà di come le bucce di uva Moscato diano vita a una grappa delicata, aromatica e floreale. Sempre se è uno dei veri intenditori di cui sopra, naturalmente.
Francesca Matalon, Pagine Ebraiche luglio 2015
(13 luglio 2015)