Giovani a Teheran

Francesco Moisés BassanoA Teheran, da quanto si legge su alcuni media, dopo la conclusione dell’intesa sul nucleare iraniano, molte persone sarebbero scese nelle piazze per festeggiare l’evento, prima di essere in seguito prontamente disperse dalla polizia con l’ausilio di gas lacrimogeni. Le ragioni di questi celebrazioni, sarebbero secondo un giovane intervistato da La Stampa, “la fiducia nell’Iran che l’accordo potrebbe portare e la questione dei diritti umani e delle minoranze, la libertà di stampa e di religione. Speriamo dunque che l’accordo di oggi possa portare più trasparenza, maggiori scambi di visite e informazioni tra noi e il mondo, una vera democrazia e una vera libertà”. Su altri quotidiani, come Euronews, è riportato invece, che alla base dell’entusiasmo vi sarebbe soprattutto la speranza per un miglioramento delle condizioni economiche, e una maggiore prosperità.
Al di là delle reali motivazioni dei festeggiamenti e della perplessità sulle aspettative per gli accordi, è importante constatare come sebbene l’Iran sia retto da un regime repressivo, totalitario e fondamentalista, vi sia una gran parte della popolazione, soprattutto giovanile, che sembra guardare inesorabilmente all’Occidente e a una maggiore libertà civile, in netto contrasto con l’impostazione islamica della repubblica teocratica. Ciò si può dedurre, dai moti studenteschi degli ultimi anni, dalle contestazioni post-elettori del 2009 che presero il nome di “green revolution”, e personalmente posso asserire ciò anche dall’amicizia che ho intessuto nel tempo con alcuni esuli e ragazzi iraniani in Europa, o dai resoconti e interviste di alcuni viaggi che un amico fotoreporter ha realizzato nella Persia contemporanea.
La gioventù iraniana, sia autoctona che diasporica, ancor più della corrispettiva degli altri paesi islamici, pare così percorrere una strada in direzione ostinata e contraria. Circostanze da prendere in considerazione, perché potrebbero portare forse un domani uno spiraglio di luce e un cambio di regime. Tenendo conto che, nel contesto mediorientale, la Persia rappresenta comunque una “peculiarità” non comparabile con altre realtà della regione.

Francesco Moises Bassano

(24 luglio 2015)