Tra minoranze

anna segrePrali (TO) potrebbe sembrare un paese di montagna come tanti: piste da discesa e da fondo d’inverno, passeggiate d’estate, qualche bar, qualche ristorante, tutto intorno a una piazza principale con il municipio e la chiesa. Così almeno penserebbe un turista ignaro, prima di scoprire che in realtà la chiesa cattolica è quella piccola che sorge un po’ appartata, mentre il luogo di culto che si affaccia sulla piazza principale è il tempio valdese. Una bella soddisfazione, devo ammetterlo, per me bambina passare le vacanze in quel mondo incantato in cui una minoranza religiosa era orgogliosamente maggioranza e la maggioranza (i villeggianti cattolici) era costretta a comportarsi da minoranza. Ed era anche una soddisfazione ascoltare mia nonna che si intratteneva in lunghe conversazioni bibliche con gli abitanti del paese e poi ogni volta mi faceva notare che altrove i contadini non sarebbero stati così colti. Peraltro l’amore per la lettura pare essere un’altra caratteristica peculiare di questo paese, che da 13 anni ospita ogni estate tra luglio e agosto un’interessante rassegna chiamata Pralibro, con presentazioni di libri, dibattiti, mostre, concerti, ecc., che vede tra l’altro la partecipazione di scrittori e personaggi anche molto importanti.
Con i valdesi (è già stato detto altre volte su queste colonne) noi ebrei condividiamo non solo l’amore per la cultura ma anche vicende storiche di persecuzioni ed emancipazione, battaglie comuni per la laicità delle istituzioni, e a Torino c’è anche la vicinanza fisica dei luoghi di culto. Mi pare superfluo sottolineare che non si tratta in alcun modo di somiglianze tra le due religioni, che in realtà sono lontanissime da molti punti di vista (anzi, mi pare che sia l’idea stessa di religione – parola che già di per sé non funziona per definire l’ebraismo – ad essere completamente diversa). Ma al di là di questo è comunque interessante osservare, una volta tanto dall’esterno, le dinamiche di una comunità relativamente piccola, in cui tutti si conoscono e in cui ciascuno può sentirsi importante perché per andare avanti è necessario il lavoro di tutti. Da questo punto di vista osservare un’altra minoranza è come guardarsi allo specchio, attività che talvolta può rivelarsi molto utile.

Anna Segre, insegnante

(24 luglio 2015)