Mostre – I colori dell’ebraismo
Le tinte sono brillanti e si mescolano senza incertezza, gli occhi, a forma da pallone da rugby, sembrano usciti da un cartone animato. Ci sono uomini con tuniche, colbacchi di pelliccia, camicie a mezze maniche e turbanti bianchi e azzurri. Donne con lunghe trecce bionde e dispettosi fenicotteri rosa riempiono la tela. Questi sono tutti i colori dell’ebraismo, gli “United Colors of Judaica”, protagonisti della mostra temporanea a firma dell’artista franco-tunisino Eliahou Eric Bokobza che sarà possibile visitare fino al prossimo 28 gennaio al Beit Hatfutsot, il museo di Tel Aviv, che racconta la storia e l’evoluzione del popolo ebraico.
“United Colors of Judaica” è concepito in tre sezioni tematiche: La Famiglia, le feste e il ciclo della vita. La Famiglia altri non è che un tavolo apparecchiato con sedie e 13 piatti decorati. Dentro i piatti, decorati con acquerelli e inchiostro giapponese, spiccano altrettanti volti dalle fattezze diverse e copricapi tradizionali. Un tavolo, che può essere identificato sia come quello del Seder di Pesach o dello Shabbat, che è il simbolo della vita ebraica vissuta intensamente; consumata nell’intima dimensione domestica del pasto, tra piccoli drammi familiari, chiacchiere condivise e rituali millenari. A corredare il tavolo, tre alberi genealogici da fumetto che descrivono i legami parentali frutto della stessa eredità di Bokobza.
Le feste vengono raccontate attraverso otto tele: dallo Yom Kippur con un uomo in talled che brandisce una gallina (che richiama il rituale delle Kapparot) accostato ad un bambino che indossa una vivace camicia a fiori, ad una ben più problematica versione di Chanukkah, nella quale un anziano uomo ultra-ortodosso abbraccia un bambino intento ad accendere le candele mentre indossa un maglione natalizio dietro un albero addobbato, coniugando, almeno sulla tela, ebraismo religioso e secolare. Si arriva poi al ciclo della vita con la milah, un bar mitzvah che sembra una festa di Las Vegas e il matrimonio rappresentato da una coppia religiosa accostata ad Adamo ed Eva in un sognante Gan Eden. Colori accesi e squillanti che raccontano la complessità dell’ebraismo contemporaneo in bilico tra tradizione e modernità; tasselli rossi, verdi e blu che celebrano gioia e dolore, ma soprattutto la promessa di una vita futura. Ogni tela ha infinite letture, ogni tela racconta la storia di tante identità diverse raccolte nella lunga e travolgente storia della religione mosaica.
Nato a Parigi nel 1963, Eliahou Eric Bokobza proviene da una famiglia ebraica tunisina. A sei anni si è trasferito in Israele e attualmente vive a Tel Aviv. Si è laureato alla facoltà di Farmacia e ha studiato arte presso la Pollack-Kalisher School. È stato premiato per due volte dal ministero della Cultura israeliano e i suoi lavori si trovano attualmente alla Knesset, il parlamento, all’Israel Museum di Gerusalemme oltre che in numerose collezioni private d’America e d’Europa.
Il Beit Hatfutsot, il Museo del popolo ebraico, è stato fondato nel 1978 su impulso di Nahum Goldmann, presidente del World Jewish Congress dal 1948 al 1977. Lo scopo è quello di raccontare la storia millenaria dell’ebraismo e di continuarne a scrivere il futuro, oltre che di creare un legame con i visitatori rafforzando la loro identità ebraica. I progetti del domani prevedono il rinnovamento completo del museo nel 2017 e la progressiva realizzazione di uno spazio che abbracci il più possibile il multiculturalismo nato dal popolo della diaspora.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(6 agosto 2015)