La responsabilità collettiva

steindlerHo sempre dubitato di chi scrive non al singolare ma attribuendosi il plurale maiestatis, non ho mai capito se chi lo fa si ritenga rappresentante di un ampio gruppo di persone che l’hanno nominato loro portavoce o perché abbia un ego talmente smisurato che il singolare non può contenere la propria autostima….
Il prof. Sergio Della Pergola non si accontenta delle parole dei Rabbini capo d’Israele, ma pretende di più, anzi “pretendiamo” di più , è difficile rispondere a questa chiamata di responsabilità collettiva del mondo delle yeshivot, vorrei però puntualizzare alcuni punti: 
Non so in quale yeshivà si siano formati Igal Amir e gli altri assassini – ammesso e non concesso che abbiano studiato – ma non mi risulta che alcuno di loro sia stato un ex studente di alcuna delle figure più importanti e trainanti del mondo religioso sia essa Merkaz Harav, Ponovich o Porat Yosef.
Mi risulta invece che Igal Amir sia un ex studente universitario, secondo lo stesso (s)criterio chi fa parte del mondo accademico israeliano dovrebbe sentirsi chiamato in causa?
Se uno degli assassini abbia vissuto o viva a Yerushalaim a maggior ragione molti altri israeliani dovrebbero sentirsi chiamati in causa in quanto concittadini?
È evidente che quelle che propongo sono delle sciocchezze, ma non troppo distanti da altri sillogismi. 
Durante gli accordi di Oslo ero studente alla Yeshivat Hakotel, istituto che ho continuato a frequentare anche negli anni successivi; ho quindi vissuto tale periodo compreso quello dell’omicidio Rabin z”l all’interno di quel mondo che si vuole oggi colpevolizzare e invitare a un mea culpa collettivo, a riguardo posso dire: È evidente che vedevamo quegli accordi come un fatto negativo, ma mai nessun Rav ci invitò a praticare violenza o augurare nulla ai leader politici di allora, dopo l’omicidio fu a tutti ricordato come l’assassinio rappresenti l’esatto contrario dell’etica ebraica, e nessuno cercò di giustificare Igal Amir; se proprio devo esprimermi sul valore della democrazia mi ricordo la proibizione che il Rosh Yeshivà ci diede di partecipare a manifestazioni politiche in quanto eravamo studenti stranieri e non cittadini israeliani.
Anche io ritengo che di fronte alla violenza vi sia una responsabilità collettiva, ma la stessa ci appartiene quale popolo ebraico, e mi dispiace che di fronte a una chiara, netta e totale presa di posizione del mondo rabbinico si pretenda, anzi “pretendiamo” qualcosa che vuole colpevolizzare un’intera parte di società israeliana che non ha nulla a che spartire che questi barbari assassini.

Michele Steindler

(9 agosto 2015)