Periscopio – Roma-Teheran
Com’è noto, subito dopo la sigla dell’accordo sul nucleare, in nostri ministri degli Esteri e dello Sviluppo economico si sono recati a Teheran, primi in assoluto, per incontrare le più alte cariche dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Islamica, e firmare importanti accordi di cooperazione economica. L’Italia, fa sapere il governo, intende diventare il primo partner commerciale dell’Iran, e da questa cooperazione economica verrà grande beneficio economico alle nostre imprese, e, conseguentemente, a tutto il Paese. Che bello. Davvero una buona notizia, in tempi di perdurante stagnazione economica. Non ci sogniamo nemmeno di dubitare dell’utile che ci verrà da tutto questo, non vogliamo essere ascritti alla categoria dei “gufi”, sovente evocata dal nostro giovane e brillante premier. E non ci pare neanche il caso di rievocare i dubbi morali di tale operazione, dato che l’abbiamo fatto già diverse volte, e rischiamo di diventare noiosi e ripetitivi al di là del tollerabile. “Pecunia non olet”, lo sappiamo. Ormai è tempo di vacanze, e non ci resta che andare al mare o ai monti.
Sotto l’ombrellone, com’è noto, si usa portare qualche buon libro. Cercando qualcosa di diverso dai soliti gialli e thriller, ho trovato su internet un volume originale e istruttivo, che mi sembra davvero l’ideale per una lettura estiva. Peccato non poterselo procurare, perché è scritto in farsi e finora è stato pubblicato soltanto in Iran. Il titolo, semplice e facile da ricordare, è “Palestina”, e l’autore, pur non essendo ancora conosciuto come scrittore, è comunque un personaggio di grande rilievo pubblico, trattandosi addirittura della “Guida Suprema” della Rivoluzione islamica, l’ayatollah Khamenei (a proposito, quanto invidio gli iraniani, come mi piacerebbe avere anch’io una Guida Suprema e infallibile, che pensa a tutto lui e non sbaglia mai, qui dobbiamo accontentarci di politicanti fallibilissimi e contestatissimi, sempre attaccati dagli avversari e dagli stessi compagni di partito…). Non potendo ancora, quindi, leggere il volume, di ben 416 pagine, dobbiamo accontentarci di qualche parziale anticipazione di stampa. E da queste pare proprio che le tesi di Khamenei siano assai interessanti. Prendiamo, a caso, qualche citazione, scusandoci se la traduzione dovesse essere imperfetta: “Distruggeremo Israele e i diabolici ebrei, Gerusalemme sarà solo islamica”; “ci sarà un unico stato, e si chiamerà Palestina”; Israele è un “tumore canceroso”, da sottoporre a un trattamento sintetizzabile in tre parole farsi: nabudi (annientare), imha (dissolvere) e zaval (cancellare). Ma, nel futuro Stato di Palestina, Khamenei, diventato ormai moderato (gli effetti dell’accordo cominciano subito a farsi sentire), ad alcuni ebrei sarà concesso di risiedere come “minoranza protetta”, dopo che avranno dimostrato di avere “radici autentiche” nel Paese (ma senza, ovviamente, diritto di voto ecc.: c’era forse bisogno di dirlo? la Guida Suprema sottovaluta l’intelligenza dei suoi lettori). L’ayatollah si sofferma anche sulla originale e raffinata strategia da lui elaborata per pervenire alla rimozione del tumore canceroso, ma questo preferisco non scriverlo, altrimenti poi nessuno si compra il libro, e la Guida potrebbe chiedermi i danni.
In attesa di potere, spero presto, leggere il libro in edizione italiana, mi permetto di rivolgere al nostro governo due piccole domande.
La prima è questa. La storia insegna che la solidità delle alleanze politiche ed economiche dipende innanzitutto dalla chiarezza delle reciproche idee e posizioni, anche riguardo ai rispettivi amici e nemici. Sono state proprio le divergenze sui rapporti da avere con nazioni terze a fare scoppiare innumerevoli conflitti, dalle guerre puniche alla Seconda Guerra mondiale. Non sarebbe opportuno, per garantire la solidità dell’amicizia col nostro nuovo partner, scambiare anche due chiacchiere su questo argomento? O forse si tratta di particolari trascurabili, o è meglio far finta di niente?
La seconda è una piccola richiesta. L’attuale governo ha sempre detto di rifiutare tutte le raccomandazioni e i favoritismi della vecchia politica, e vogliamo credere che lo stia facendo. Ora, com’è noto, in Iran è rigorosamente proibito entrare a chiunque mostri sul proprio passaporto il timbro dello Stato di Israele. Ma il nostro Ministro degli Esteri è stato proprio in Israele, poco prima del suo viaggio a Teheran. Coma mai a lui lo hanno fatto entrare? Forse si è trattato di una raccomandazione? Anche a me piacerebbe molto andare in Iran, un Paese che ho imparato ad amare sui banchi di scuola, e che nessun Khamenei mi farà mai odiare. Ma io non ci posso andare, come la grande maggioranza dei lettori di questo notiziario. Chiedo quindi al governo, a sua scelta:
a) di garantire che non ci saranno più favoritismi per la “casta”, e che anche per i politici italiani che siano stati in Israele sia rispettata, come per tutti i comuni cittadini, la legge iraniana, che impedisce loro di andare nella Repubblica islamica;
b) altrimenti, se una raccomandazione è necessaria, che sia fatta anche per tutti noi.
Francesco Lucrezi
(12 agosto 2015)