Qui Roma – Urtisti, parla il presidente Gigli
Gli ambulanti si sentono traditi
“Ci stanno prendendo in giro”
“La situazione è drammatica, per certi versi paradossale. Appena pochi mesi fa il Campidoglio patrocinava una bella mostra dedicata alla nostra categoria. Oggi lo stesso ci ha allontanati dalle nostre occupazioni. Cosa dobbiamo pensare?”.
Fabio Gigli (nell’immagine), presidente degli urtisti, ha sempre difeso con forza un concetto: il degrado di Roma niente ha a che fare con il lavoro svolto dai venditori di ricordi, antiche mestiere appannaggio da oltre un secolo degli ambulanti della Comunità ebraica romana. Un mestiere oggi a rischio, dopo il recente allontanamento dalle zone di maggior interesse turistico e con le forti divergenze (ora di pubblico dominio) emerse nel confronto tra sindaco e leadership comunitaria.
Presidente, il quadro appare ogni giorno più complesso. Come vi state muovendo?
Molte strade sono aperte, ci stiamo ragionando sopra. Di certo non ci arrendiamo. Tra le opzioni che stiamo vagliando l’organizzazione di una manifestazione per fine mese, così da sensibilizzare l’opinione pubblica sul nostro destino. Siamo in piena emergenza sociale, ed è bene che ve ne sia consapevolezza.
Quali effetti ha avuto il vostro spostamento?
L’effetto di un disastro. Il perché è evidente: i nostri clienti sono quasi esclusivamente turisti. E di turisti, nella nuova collocazione, neanche l’ombra.
È possibile quantificare la perdita?
Gli incassi sono calati in media dell’80 per cento rispetto a prima: i colleghi più ‘fortunati’ guadagnano oggi circa 15-20 euro al giorno. Ripeto, i più fortunati. Così c’è stato chi è dovuto ricorrere all’abusivismo, perché per assurdo si sente più tutelato.
Il futuro è un’incognita?
Sì, lo è. Una cosa però è chiara.
E quale?
Che siamo vittime di un meccanismo spietato. Ci avevano date delle garanzie, e queste puntualmente sono state tradite. Calpestare la dignità delle persone è un fatto grave, specie quando di mezzo ci sono prestiti e mutui da pagare. In ogni caso, anche nella migliore delle ipotesi, un anno intero buttato.
Il trasferimento risale a luglio. Perché parla di “anno buttato”?
Perché il grosso del nostro lavoro è in estate, per ovvi motivi. Magari per settembre si troverà pure una soluzione, cosa non così ovvia, ma l’estate sarà già finita. E noi avremo pagato il prezzo di due possibili colpe: incapacità, oppure malafede.
E lei che idea si è fatto?
Che non siamo soli. La Comunità ci è vicina, ma anche tanta gente comune che ci sta esprimendo solidarietà. E questo è un conforto.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(13 agosto 2015)