salutammece…

Inizia il mese di Elul e giustamente iniziano gli inviti a lavorare su noi stessi, all’introspezione, al miglioramento delle nostre relazioni con l’Alto e con il Prossimo. Non mi sottraggo neanche io a questo sano stimolo morale e lancio una campagna d’azione che cominci da rosh chodes Elul, una campagna che chiamerò “Salutammece”, napoletano per salutiamoci. Il saluto dell’altro, del conoscente, del vicino, di colui che si incontra al tempio o al bar è una mitzva e bisogna sempre salutare per primi ( Pirke Avot 4,15). Rispetto al saluto non esistono gerarchie o importanze di sorta e quindi chiunque dovrebbe essere attento a salutare il proprio prossimo come insegna il Talmud Ketubot 111b a nome di Rabbi Yochanan che interpretando un versetto di Genesi 49, 12 (“i denti bianchi da latte”) afferma che migliore colui che sorride e saluta il prossimo più di colui che gli serve da bere del latte rinfrescante. Perché se davvero vogliamo lavorare su noi stessi a partire da Elul, dobbiamo cominciare dalle piccole cose: un saluto, un sorriso, uno Shalom detto a tutti. Salutammece.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(14 agosto 2015)