Prepararsi ad affrontare Elul
“I giorni che vanno da Rosh Chodesh Elul sino a Kippur sono considerati giorni di misericordia e di richiesta di perdono. Il Tur (Orach Chayim 581) scrive a nome dei Pirqè deRabbì Eli’ezer (cap. 46) che H. disse a Moshèh di salire sul monte di Rosh Chodesh Elul. Suonarono lo shofar nell’accampamento, per evitare che incorressero nuovamente nel peccato della ‘avodàh zaràh (infatti l’errore di calcolo rispetto al ritorno di Moshèh dal monte la volta precedente fu fatale, perché li condusse al Chet ha-‘eghel). In questo modo H. venne, se si può dire, elevato, come è detto (Tehillim 47,6) ‘il Signore sale con lo strepito’. Per questo i chakhamim hanno stabilito di suonare lo shofar di Rosh Chodesh Elul ogni anno e durante tutto il mese, per richiamare il popolo ebraico alla teshuvàh, come è detto (‘Amos 3) ‘può il popolo non spaventarsi se si suona lo shofar nella città?’, e per confondere il Satan?”.
Così ha esordito rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, in una bella e stimolante lezione in occasione di Rosh Chodesh Elul, tenuta ieri al campeggio Bet Reuven che il movimento Chabad organizza da molti anni a Sauze d’Oulx, sulle montagne della Valsusa, con il coordinamento di Meyer Piha e della sua famiglia. Un pubblico attento e partecipe ha seguito la lezione, così come da giorni segue gli interventi che quotidianamente rav Gianfranco Di Segni tiene sul trattato di Rosh Hashanà della Mishnà.
Al campeggio significativa presenza di parigini, milanesi, torinesi, iscritti ad altre comunità italiane. Quest’anno la partecipazione è stata più ampia del solito, grazie anche alla nuova location situata nel centro storico di Sauze, con un panorama mozzafiato di fronte. Caratteristica del campeggio è proprio quella di fornire svago, gite in alta montagna e cultura ebraica e la lezione tenuta ieri dal rav Di Porto, cui tra gli altri hanno partecipato i rabbanim presenti, ha segnato un momento importante per tutti.
“E risaputo – ha spiegato il rav – che le iniziali dei momenti del giudizio, Elul, Rosh ha-shanàh, Yom ha-Kippurim, Hosha’anà Rabbà formano la parola arièh (leone): dice il profeta (‘Amos 3,8) ‘il leone ha ruggito, chi non avrà timore?’, dove il leone rappresenta H.; il timore del giudizio è assolutamente naturale per l’uomo. Se incontriamo un leone per la strada certamente saremo terrorizzati, quando il leone invece è in gabbia non abbiamo alcun timore. Se non abbiamo paura del giudizio, vuol dire che c’è qualcosa che si frappone fra noi ed H., e nel mese di Elul dobbiamo far cadere questa barriera. Avremo sì molta paura, ma saremo più vicini ad H., certi del suo perdono”.
(17 agosto 2015)