NY, nuova condanna per i leader palestinesi

manhDieci milioni di dollari. È la somma che un tribunale di Manhattan ha stabilito debba essere pagata dall’Autorità Nazionale Palestinese per il ruolo avuto in alcuni attentati avvenuti sul territorio israeliano tra 2002 e 2004. I fatti in oggetto comprendono azioni kamikaze, sparatorie e un attacco all’Università ebraica di Gerusalemme per un totale di 33 morti e 430 feriti.
Apertosi su impulso dei familiari delle vittime di cittadinanza americana, il processo è stato seguito con attenzione dalla Casa Bianca in ogni sua fase. Non sorprende quindi che la somma deliberata sia esattamente la metà di quella richiesta dall’accusa: appena due settimane fa infatti il dipartimento di Stato aveva richiesto una relativa mitezza nell’erogazione della sanzione pecuniaria, ritenendo che un importo troppo alto avrebbe nuociuto al peso dell’Anp nella regione e al processo di stabilizzazione in Medio Oriente.
“Anche un singolo milione significa molto per l’Anp. Con la cifra che viene richiesta si potrebbe infatti provvedere al benessere di 9500 famiglie o alla costruzione di una scuola a Gaza”, ha argomentato l’avvocato della difesa Mitchell Berger.
“L’autorità palestinese ha fondi più che sufficienti per pagamenti molto più significativi. Basti pensare che spende annualmente 60 milioni di euro per pagare terroristi palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane”, l’affondo dell’avvocato dell’accusa Kent Yalowitz.
Oltre ai 10 milioni già citati, il giudice George Daniels ha sentenziato il pagamento di un milione aggiuntivo per ogni mese di durata del processo di appello apertosi in febbraio dopo che Autorità Nazionale Palestinese e Organizzazione per la Liberazione della Palestina erano state condannate a 218 milioni di risarcimento (cifra automaticamente triplicabile in ragione di una speciale legge antiterrorismo).
Tra le prove portate all’attenzione dei giurati documenti che testimoniano il pagamento di salari ai militanti coinvolti negli attentati e successivamente arrestati dalle forze di sicurezza israeliane e il sussidio erogato ai familiari dei kamikaze morti durante gli attacchi. Ad aprire il contenzioso la scelta di alcuni familiari di ricorrere all’Anti-Terrorism Act, una legge che riconosce a cittadini americani colpiti dal terrorismo all’estero il diritto di veder discusso il proprio caso negli Stati Uniti.

(25 agosto 2015)