I ponti di Firenze – “La bellezza unisce”
Torna domenica 6 settembre l’appuntamento con la Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata a “Ponti e AttraversaMenti” e con Firenze città capofila. Abbiamo chiesto di declinare il concetto ad alcuni fiorentini noti per il loro impegno in questo campo. Ecco cosa ci ha risposto Wlodek Goldkorn, giornalista.
“Firenze ‘città di ponti’? È una definizione più che appropriata. Qua c’è una congiunzione particolare, e molta disponibilità a parlarsi. Anche tra ebrei e musulmani”. Ne è convinto Wlodek Goldkorn, giornalista, tra i protagonisti della prossima Giornata. “Il nostro – dice – è un piccolo laboratorio, in cui credo fermamente. Anche per forma mentis: mi interessano molto di più le somiglianze delle differenze. E le somiglianze sono molteplici tra gli esseri umani, accomunati dall’idea della trascendenza, dal desiderio di bellezza, dall’etica”.
L’impegno per costruire ponti deve essere continuo e incessante, “come se la Shoah non fosse mai esistita”. È relativa proprio a quel periodo storico una delle immagini individuate da Goldkorn per testimoniare la particolarità del messaggio fiorentino: la decisione presa da Elia Dalla Costa, arcivescovo cittadino, di sbarrare le finestre in occasione della visita di Adolf Hitler in città. Un’immagine che risale al 1938 e che sarebbe stata il preludio alle azioni di coraggio successivamente compiute dal monsignore, riconosciuto Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem per il ruolo svolto nella rete di assistenza clandestina agli ebrei perseguitati.
E i ponti di oggi? “Trovo che la Comunità ebraica stia agendo nel modo giusto, con un rabbino impegnato concretamente nel dialogo interreligioso e con iniziative finalizzate a stabilire una connessione e un interscambio. Come il Balagan Cafè, un grande successo”.
Ponti ideali, ma anche ponti in carne ed ossa. Quello di Santa Trinita è il preferito di Goldkorn. Il perché è presto detto: “Ha la vista più bella, ti dà l’idea di tutta la città”.
Lo stesso ebraismo è in qualche modo un ponte. “Sì, perché ci porta da quello che siamo oggi a quello che potenzialmente saremo nel tempo dopo il tempo. Non sono osservante, ma è una definizione in cui mi ritrovo”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(26 agosto 2015)