I ponti di Firenze – “Cliché, un pericolo”
Torna domenica 6 settembre l’appuntamento con la Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata a “Ponti e AttraversaMenti” e con Firenze città capofila. Abbiamo chiesto di declinare il concetto ad alcuni fiorentini noti per il loro impegno in questo campo. Ecco cosa ci ha risposto Valdo Spini, docente universitario ed ex ministro.
Firenze? Deve trovare la forza di riprendere in mano quello che è il suo ruolo nella storia.
È l’auspicio espresso da Valdo Spini, docente universitario, ex ministro dell’Ambiente e autorevole esponente della comunità valdese cittadina. “Lo scenario – spiega – è radicalmente mutato dalla Firenze in cui si muoveva La Pira. Il contesto è oggi più globalizzato, con nuove sfide e nuove responsabilità che investono i leader religiosi. Serve ancora di più l’impegno e il coraggio di tutti”.
Questa resta comunque la città ideale in cui agire, il luogo privilegiato per lanciare impegni di un certo tipo. “Quando ero ministro organizzai a Firenze una riunione con i miei colleghi europei. La sede scelta per l’appuntamento – conferma Spini – costituì di per sé la migliore premessa per un esito proficuo dell’incontro”.
Attenzione però a non restare vittima dei cliché, avverte il professore. Perché non sempre Firenze fu sinonimo, anche nei secoli recenti, di valori così profondi. “La libertà religiosa arriverà soltanto con l’unità nazionale, non prima. Porto l’esempio delle molte condanne inflitte tra 1850 e 1859 a persone ‘colpevoli’ di aver letto la Bibbia protestante. È bene che queste cose si sappiano – dice Spini – perché certe vulgate spesso fanno pensare ad altro”.
Molte le battaglie condivise al fianco del mondo ebraico. Il lavoro di mediazione che avrebbe portato alla stipulazione delle Intese, i numerosi momenti di confronto intessuti a livello locale e non solo. “È un mondo cui sono affezionato, anche grazie ai ricordi che mi sono stati trasmessi da mio padre. Fu insieme a lui infatti che Enzo Sereni trascorse l’ultima cena, prima di paracadutarsi ed essere catturato. Una memoria – dice – che ho sempre portato nel cuore”.
E nel cuore c’è spazio anche per un ponte, quello dedicato a Santa Trinita. “Avevo l’età della ragione, 15-16 anni, quando fu ritrovata la testa della statua raffigurante la Primavera, andata perduta dopo il bombardamento nazista. Un capolavoro dell’umanità dato per irrecuperabile che tornava alla luce. Leggo questo fatto come una parabola”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(26 agosto 2015)