…muri

Quando, poche settimane fa, il famigerato governo ungherese aveva annunciato la costruzione di un muro al confine con la Serbia ero convinto che il limite fosse stato superato e che la condanna europea sarebbe stata unanime. Invece, tutto il contrario: è scattata la corsa all’imitazione.
Ottenendo, così, due effetti allo stesso tempo: aggravare il dramma di decine di migliaia di persone che vivono accalcate alle frontiere in attesa di cibo e acqua e legittimare le politiche xenofobe di Viktor Orban, che pare veleggiare indisturbato in un’Europa dove si ha sempre altro a cui pensare.
O, forse, dobbiamo cominciare a pensare che Orban non sia una figura, anche un po’ comica, che riemerge da un passato di una democrazia ancora giovane, ma il futuro verso cui tutti i Paesi stanno andando.
Il pericolo di un restringimento della democrazia europea è davvero presente, ormai si sprecano i paragoni col 1914, o con quello degli anni ’30, giusto per capire in quali acque navighiamo. In questo sconforto, va sottolineato il gesto della Germania, che, unica, reagisce alle squadracce neonaziste con un atto di umana apertura.

Davide Assael, ricercatore

(26 agosto 2015)